Nel 1982 il mondo delle lettere salutò con favore l’uscita di “Il nipote di Wittgenstein”, romanzo dello scrittore austriaco Thomas Bernhard, che si sarebbe in seguito affermato come uno dei titoli più noti e riusciti della sua produzione. Nel testo Bernhard racconta la propria amicizia con Paul Wittgenstein, nipote del celebre filosofo autore del “Tractatus Logico-philosophicus”. Bernhard tratteggia, nelle sue pagine, il ritratto di un uomo estremamente sensibile, appassionato di musica e di automobilismo. Un uomo che stava al mondo con difficoltà , preda di malesseri esistenziali, dissipò nel corso della sua vita ogni fortuna, fino a ridursi alla povertà più assoluta. Figura estremamente complessa, Paul Wittgenstein viene tratteggiato con delicatezza, ma senza nulla risparmiare delle sue contraddizioni e dei suoi lati più difficili. La voce dello scrittore, con la sua personalità, funge da contraltare, da sparring partner, all’oggetto del romanzo, finendo, inevitabilmente, per tracciare un ritratto in negativo di sé stesso, grazie al confronto con Wittgenstein. Pagine intense, sofferte a tratti, che consegnano la testimonianza di un’amicizia e una riflessione formidabile sul tema della pazzia. Da questo libro è stato tratto lo spettacolo che farà tappa al Baretti, domenica e lunedì sera, in doppia data, con inizio alle 21. Interprete e protagonista uno dei grandissimi del teatro italiano: Umberto Orsini è diventato popolare con il grande cinema: debutta sul grande schermo in una piccola parte per “La Dolce Vita” di Federico Fellini e porta avanti una carriera straordinaria, che lo vede lavorare con Visconti, Sollima, Lizzani, Giordana, tra gli altri, sia al cinema che in televisione, dove interpreta molti sceneggiati Rai. Più recentemente, dagli anni ’90, è tornato al suo primo amore: il teatro. Tra gli spettacoli degli anni 2000 c’è il debutto nel 2007 con l’adattamento proprio del romanzo di Bernhard, che diventa una delle sue rappresentazioni più amate. In scena Orsini interpreta lo scrittore, a colloquio con la propria psicanalista (interpretata da Elisabetta Piccolomini), e si lascia andare a un dialogo che si trasforma in un viaggio nei ricordi, in cui ricostruisce la storia del proprio rapporto con Paul. « Io sono abituato a gestire le mie forze – scrive lo stesso Orsini - per cedere alle emozioni in funzione del testo, ma ci sono dei momenti, nel Nipote, in cui quest'economia tenta di sfuggirmi e spesso l'emozione mi stringe la gola. Occorre allora un gran controllo, perché se è noto che ci si commuove molto più per noi stessi che per gli altri, un testo come questo accende un'immensa autocommozione».
Al Baretti il “Nipote di Wittgenstein” con Orsini
Stasera il primo dei due appuntamenti con il grandissimo attore teatrale italiano, in scena con l'adattamento del libro di Bernhard. Domani si replica