Nel '90 quando la Germania vinceva i Mondiali e il muro era oramai crollato sotto i colpi della Glasnost di Gorbačëv e degli abitanti di Berlino Est, nel mondo risuonava una canzone che segnò quel momento. Con Wind of Change gli Scorpions portarono a compimento la loro parabola artistica, e segnarono soprattutto nell'immaginario collettivo un'epoca.
Klaus Meine, cantante della band e autore del testo, dichiarò che in realtà il brano non era stato composto in occasione della caduta del muro, ma nasceva in un momento anteriore per i mutamenti che all'epoca avvenivano in tutto l'Est Europa, e culminati con gli eventi del novembre '89. L'incipit della canzone infatti parla della Moscova, fiume dell'omonima capitale, dove la band aveva suonato eccezionalmente nell'agosto dello stesso anno (a varcare la “cortina di ferro” prima di loro i Queen, nel 1986).
Se Wind of Change ha segnato un'epoca pur senza esser relazionato al suo evento topico, è altrettanto vero che sia la musica internazionale sia quella italiana hanno subito influenze e vissuto nell'attuale capitale tedesca, durante la guerra fredda e dopo la riunificazione, periodi di profonda ispirazione.
Lì Bowie aveva raggiunto Brian Eno nella seconda metà degli anni '70 – forse sulla spinta di Iggy Pop o di Berlin di Lou Reed? –; e sebbene il periodo non sia dei più leggeri per lui compone due dei suoi migliori album, nonché il brano più ascoltato e apprezzato di tutta la sua carriera.
Bowie registra Heroes e Low e con la sua presenza, il decennio successivo coinciderà con una totale scoperta della città: dal pop più o meno elettronico dei Depeche Mode e degli “altri” Spandau (uno dei quartieri) Ballet alle derive più "intellettuali" degli U2, che in Achtung Baby incontrano il milieu artistico vicino a Wim Wenders, Berlino sarà l'ombelico del mondo.
Berlino rappresenta l'avanguardia ed i suoi luoghi sono punti di svolta, tanto più per chi come Giovanni Lindo Ferretti (influenzato da Battiato) e Massimo Zamboni arrivano dalla profonda provincia emiliana. «...a Carpi comincia l'autostrada del Brennero: perciò noi consideravamo Carpi come la periferia estrema di Berlino», diceva Ferretti: in un centro sociale della città a inizio anni '80 i due si conoscono e fondano i CCCP, la punk band italiana più popolare. Meno di 10 anni dopo, sempre a seguito di un tour a Berlino e nell'Est Europa, lo stesso duo con alcuni transfughi dei Litfiba (con cui condividevano le date) creerà i CSI, band che aprirà la scena alternativa degli anni '90 e sempre a Berlino, per la ricorrenza dei primi 10 anni dalla caduta del muro, quella esperienza vedrà il proprio capolinea.
Un'intervista a Massimo Zamboni su Repubblica:
Berlino, Zamboni e la storia dei Cccp: "Siamo nati (e morti) davanti al muro"
Berlino è un crogiolo di musica, ben più di quanto non si possa immaginare; compresi gli artisti “locali”: berlinesi sono gli Alphaville che saranno conosciuti in tutto il mondo con Big In Japan, il punk hardcore già americanizzato degli Atari Teenage Riot, il krautrock degli Einstürzende Neubauten che influirà molto anche band come Afterhours o Marlene Kuntz, così come a Berlino Ovest i Kraftwerk registreranno Trans Europa Express, album “programmatico” dell'elettronica e di forte ispirazione per il rap USA di qualche anno dopo.
Un po' tutti avrebbero voluto essere a Berlino in quegli anni, un po' come capitò ad un certo Kurt Cobain che con i Nirvana (ancora sconosciuti) suonò il giorno dopo la caduta del muro, partecipando alla Storia, quasi senza accorgersene, allo stesso modo di molti di coloro che, lungo quel muro, erano capitati quasi per caso nel luglio del 1961 o nel novembre di 28 anni dopo.
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