L’ultimo addio al can. Giuseppe Lingua. L’intervento del vescovo Egidio

Sacerdote originario di Bastia “ci ha lasciato dopo un lungo e fruttuoso ministero”

Si sono celebrati martedì pomeriggio nella parrocchiale di San Martino a Bastia M.vì i funerali del can. Giuseppe Lingua, bastiese, 93 anni, spentosi alla Casa del Clero al Santuario, ove era ospite dal 2016. Ha presieduto la liturgia d’addio cristiano il vescovo mons. Egidio Miragoli. Di seguito le sue parole in ricordo di don Giuseppe Lingua.

Qui nella sua Bastia, ove nacque 93 anni orsono, nel 1926, don Giuseppe ha espressamente chiesto di tornare per l'Eucaristia di commiato e per la sepoltura. Un ritorno alle origini, dunque, qui dove era nato alla fede e cresciuto, e dove ha chiesto di essere sepolto accanto ai suoi famigliari e ai suoi amici. Tanti anni di assenza, indubbiamente, non hanno allentato i legami di affetto verso la sua chiesa, la sua gente e il suo paese natale. Era un giovane formatosi nelle file dell’Azione Cattolica quando entrò in Seminario, ed era già maestro elementare nelle Scuole di Mombarcaro. Oggi si direbbe una vocazione adulta, cosa abbastanza rara in quei tempi quando la scelta del seminario avveniva in età scolare. La sua scelta, ricordano, suscitò verso di lui una vera simpatia, certamente dovuta anche all'inserimento fattivo in questa comunità e alla stima di cui godeva. Quando divenne sacerdote il 29 giugno 1950, e si pensò a lui come insegnante di lettere nel Ginnasio del seminario minore, egli dovette affrontare anche lo studio della lingua greca. Si iscrisse a Torino, nella Facoltà di Magistero; lo fece con molto impegno e sacrificio, e con ottimi risultati. Quindi fu insegnante ed educatore per diverse generazioni di seminaristi, dal 1951 al 1964. Divenuto parroco, guidò le comunità di Lurisia per 22 anni (dal 1965 al 1987) e di Saliceto per un anno. Nel 1989, per motivi di salute, si trasferì in Liguria e fu incardinato nella diocesi di Albenga, dove svolse un apprezzato servizio pastorale specialmente come Direttore spirituale del Seminario, ratificato dalla nomina a canonico della Cattedrale.
Rientrò in diocesi a Mondovì solo nel 2016; re-incardinato nel nostro presbiterio, fu ospite della Casa del Clero. Nella sua attività pastorale fu sempre guidato dallo spirito di preghiera e da grande equilibrio. Era affabile con tutti. Anche nella sua malattia di questi ultimi tempi, la preghiera riempiva le sue giornate silenziose.
Personalmente ho avuto modo di frequentarlo solo in questo suo lento tramonto, ove l'anzianità e la malattia già lo condizionavano vistosamente. Tuttavia una cosa mi ha sempre colpito quando mi recavo a celebrare alla Casa del clero: nostante la difficoltà a mantenere la postura sulla sedia a rotelle, egli non rinunciava ad essere presente alla celebrazione della Messa mattutina. Possiamo dire che in questi anni la Messa e la preghiera erano tutto ciò che gli era rimasto, come possibilità di ministero. E don Giuseppe non vi ha rinunciato, fino all'ultimo. Certamente ne conosceva l'importanza, per la sua vita e per la vita della Chiesa.
Ora celebriamo l'Eucaristia di suffragio per lui: presentiamo al Padre questa esistenza e riassumiamo nella preghiera il nostro grazie per i 60 anni di ministero sacerdotale svolto nella diocesi di Mondovì e di Albenga. Una vita longeva, la sua, e un ministero sacerdotale altrettanto lungo: due doni che gli sono stati concessi quasi a disfida dei problemi di salute che si erano evidenziati nel pieno della maturità, una benedizione che possiamo certamente leggere come parte di quel centuplo che Gesù ha promesso a chi lascia tutto e lo segue.
Ora lo attende il dono finale: la risurrezione e la vita eterna in cui ha creduto, che ha annunciato e testimoniato nella sua vita sacerdotale, e certamente desiderato.
+ Egidio, vescovo

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