Christopher Tolkien, classe 1924, ci ha lasciati il 15 gennaio a 95 anni di età. L'anno scorso, avevamo parlato di Tolkien padre in relazione alla nuova traduzione italiana delle sue opere, e delle discussioni che aveva suscitato. Oggi, l'addio al figlio è una nuova occasione per tornare sulle sue opere.
Christopher Tolkien, terzo dei quattro figli dello scrittore, aveva seguito gli studi del padre. Era divenuto anche lui docente di letteratura inglese a Oxford, dal 1964 al 1975. La sua collaborazione al lavoro del padre inizia con la realizzazione della mappe originali dell'opera su disegno del padre. Dopo la sua scomparsa nel 1973, divenne inoltre il curatore della sua opera, seguendo la pubblicazione di varie opere postume, a partire dal celebre "Il Silmarillion" (1977).
L'opera di Christopher.
Il lavoro di Christopher Tolkien fu, così, fondamentale per custodire e diffondere il culto di J.R.R.Tolkien mentre questi assurgeva da autore importante a vera e propria pietra miliare di un nuovo, specifico genere del fantastico, il fantasy. Dopo la morte dell'autore avverranno infatti l'esplosione di Dungeons & Dragons (1974), ambientato da Gary Gygax in un setting di sapore tolkeniano; il film di Ralph Bakshi (1978). Inoltre, negli anni '80, il boom del fantasy filmico e la contesa di Tolkien (che continua tutt'ora...) tra "destra" e "sinistra",alla ricerca di un nuovo immaginario dopo la crisi delle ideologie novecentesche. Tutti fenomeni che, in modo più o meno indiretto, contribuiranno a consolidarne il mito. Si crea così, anche, un consistente nucleo di appassionati "forti" desiderosi di confrontarsi con l'opera tolkeniana in modo rigoroso.
Come noto, il lavoro di Tolkien padre era infatti basato sulla ricostruzione minuziosa del proprio mondo fantastico, la Terra di Mezzo, elaborata a partire dalla sua grande conoscenza del mito celtico, germanico e norreno. E, in particolare, sulla precisione minuziosa dell'invenzione linguistica, basata sulle sue competenze filologiche. In questo modo, Christopher Tolkien si trovò a gestire una mole letteraria immensa. Il tutto confluì nei "Racconti incompiuti" (1980), "Racconti perduti" e "Racconti ritrovati", e la monumentale "History of Middle-Heart", inedita in Italia, tra 1983 e 1996.
Le polemiche.
In un certo senso, la documentazione di quell'incredibile lavoro di creazione di un mondo è determinante nel sottolineare il ruolo centrale di Tolkien nel passaggio al fantasy moderno.
Dunque, un ruolo importante connesso a un autore cruciale quali pochi altri, nella letteratura a noi coeva, quello di Christopher. Questo ha comportato, inevitabilmente, anche numerose contestazioni per le interpolazioni che egli aveva ritenuto necessarie ai testi, per renderli idonei alla pubblicazione.
Le polemiche si svilupparono in forma accentuata per alcune pubblicazioni piuttosto tarde, come "I figli di Húrin" (2007) e "La leggenda di Sigurd e Gudrún" (2009), rielaborazione dei miti norreni.
Il rapporto coi film.
Si tratta di opere uscite all'indomani della trilogia dedicata al "Signore degli Anelli" (2001-2003) dal regista neozelandese Peter Jackson. Seguita poi dieci anni dopo da una nuova trilogia che sviluppava "Lo Hobbit" (2012-14).
Film di fronte ai quali Christopher tenne una posizione notoriamente critica: non tanto su specifici aspetti del lavoro di Jackson in sé, ma sulla stessa possibilità di trasporre l'universo del padre sullo schermo. Specie, comunque, in una chiave "action" di stampo hollywoodiano. Anche se, in verità, pare che Tolkien padre fosse più possibilista su quest'ipotesi, come si legge ad esempio qui.
In ogni caso, Christopher Tolkien rimane qualcosa di più di un semplice e freddo "esecutore testamentario" dell'opera letteraria del padre. Egli ha lambito il processo di creazione di un mondo di enorme influenza letteraria, in grado di segnare la nascita di un genere letterario (e, oggi, non certo dei minori). E, per questo, ci sembrava giusto offrirne un sintetico ricordo.