Monregalese trattenuto in Inghilterra per droga: «Non può ancora tornare a casa»

Non è ancora conclusa la vicenda di Leonardo Motera, il 18enne monregalese accusato di traffico internazionale di stupefacenti e trattenuto in Inghilterra da oltre 6 mesi. Una vicenda divenuta anche un caso nazionale, dal momento che l'avvocato -il legale Enrico Martinetti - si è rivolto al Console italiano a Londra. «Nei giorni scorsi si è tenuta a Londra una riunione tra il sottoscritto e il Console, alla presenza di Leonardo e del padre, per fare il punto sulla situazione processuale e umana del 18enne - racconta l'avvocato - e per focalizzare le prossime strategie volte a riportarlo in Italia il prima possibile. Stiamo cercando infatti di ottenere quantomeno l’applicazione di una direttiva comunitaria che consente di scontare la misura cautelare alternativa al carcere in Italia, presso la residenza del padre».

Attualmente Motera è "in  condizione di semilibertà (ha l’obbligo di dimora a Londra, e si può assentare da casa dalle ore 6 alle ore 19; deve inoltre indossare costantemente un braccialetto elettronico alla caviglia; in tal modo la polizia inglese può monitorarne costantemente gli spostamenti)".

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«Un errore giudiziario»
Per la difesa, si è sempre trattato di un caso di enorme errore giudiziario: «Leonardo si era trasferito a Londra per lavorare. Venne portato in un opificio a Lenwade per un "appuntamento per un lavoro", e capì che il "lavoro" era nella produzione di droga. Venne di fatto sequestrato, gli furono tolti documenti e telefonino. Poi, quando le forze dell'ordine irrompono nel locale, a luglio, venne arrestato con l'accusa di traffico di stupefacenti».

Le novità sul caso
Quali saranno i prossimi sviluppi processuali? Martinetti risponde: «La situazione a livello processuale non è per nulla confortante poiché era prevista una prima udienza dibattimentale il 13 gennaio, che è stata rinviata d’ufficio al 6 luglio. Il che sta a significare che, salvo che intervenga prima un accordo di cooperazione tra il Ministero della Giustizia italiano e quello inglese, e dunque una soluzione per via amministrativa (cosa che allo stato attuale non mi pare così probabile possa avvenire in tempi brevi), diversamente Leonardo sarà costretto a rimanere in Inghilterra a disposizione dell’Autorità giudiziaria inglese fino al termine del processo, il cui inizio è previsto soltanto il 6 luglio. La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che – assurdità nell’assurdità – Leonardo deve pagare un canone di locazione di 1.300 sterline al mese per l’abitazione dove la Polizia inglese ha fissato l’obbligo di sua dimora: circostanza questa che, unitamente al fatto che Leonardo non sta lavorando, sta dissanguando la sua famiglia sul piano economico. Al momento attuale il Governo non ha fatto alcun passo concreto per venire in soccorso del mio assistito, tanto che a breve verrà presentata un’interrogazione parlamentare sul caso. L’unico che ha dimostrato concreto interesse alle sorti di Leonardo è il Console Italiano a Londra, il quale peraltro, aldilà delle buone intenzioni, se non supportato dal nostro Ministero della Giustizia, da solo può fare poco per risolvere a livello diplomatico un caso complesso come questo. Leonardo ha una grande forza interiore ed ha retto in modo straordinario alla lunga ed ingiusta carcerazione preventiva.Sono ottimista sul futuro:  Leonardo è innocente e ritengo sarà facile dimostrare la sua totale estraneità al gruppo criminale che gestiva la produzione e il traffico di sostanze stupefacenti».

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