Farigliano: la grande favola del “Concerto per un Amico”

In tantissimi alla festa di sabato scorso. Intitolato il salone Pro loco a Paolo Occelli: si chiude una storia durata 20 anni. Donati 65 mila euro in Africa e India

Le parole finali le hanno fatte dire a “Tonight Tonight” degli Smashing Pumpkins. Un addio, forse un arrivederci, sicuramente un saluto: al Concerto, a Paolo e a 20 anni di lavoro col suo ricordo stampato in testa. E di musica, e di lacrime, e di sogni che sembravano irrealizzabili e invece sono stati realizzati. Con le parole di sua sorella Elisa – sorellina, in quel giorno di aprile del ‘99, quando Paolo chiuse la porta del mondo e se ne andò –, rotte dalla commozione in una sera che è stata molto, ma molto di più che una festa.

Sabato 18 gennaio Farigliano ha chiuso una delle pagine più importanti della sua storia recente, ovvero quella del Concerto per un Amico. Un festival che, nel corso degli anni, ha consentito di raccogliere 115 mila euro e destinarli alla costruzione di un orfanotrofio in India, all’acquisto di cisterne d’acqua in Kenya e infine all’inaugurazione della sala che per sempre porterà quel nome: Paolo Occelli.

Un evento che ha cambiato un paese
Ora sarebbe facile dire che “era scontato” che andasse così. E invece no, non lo era. Ce ne voleva di forza, di coraggio e di stabilità. «Per prendere il male e trasformarlo in bene – ha detto Elisa –, far diventare possibile l’impossibile». Il Concerto per un Amico cominciò il 5 settembre del 1999, meno di sei mesi dopo la tragedia che aveva fulminato Farigliano. Paolo aveva 17 anni, frequentava il Liceo Scientifico di Mondovì. Lasciò papà Beppino e mamma Giusy e due fratelli, Elisa e Carlo. Ricordarlo con la musica sembrava la cosa più naturale, fin dai primi giorni, perché era quello il linguaggio che lui amava. E così fu fatto.

Si cominciò con un piccolo palco in località Navetto e cinque o sei band. Da piccolo raduno di amici, il Concerto crebbe: la formula si estese, andando a occupare un intero weekend e ingaggiando artisti affermati. Nel 2005 il concerto fece il vero salto in avanti, con live di Elio e le Storie Tese, e si spostò di location: era chiaro che l’area degli impianti sportivi non poteva più ospitare il pubblico che accorreva da ogni parte della provincia. L’anno successivo si esibirono Grignani e i Finley, che fecero un pienone con 3.500 persone. Il Concerto ebbe molte anime: dai Trelilu, ai Disco Inferno, a Pino Scotto, lasciando sempre spazio alle band locali. Nel 2008 (con Linea 77, Lost e Sonhora) l’edizione superò in totale 10 mila persone. Nacquero manifestazioni collaterali, cene, raduni. Dopo 13 anni, lo staff decise di sospendere: «La burocrazia era diventata massacrante – ha ricordato Fabio Taricco, vicepresidente dell’associazione e responsabile del reclutamento volontari –, e abbiamo preferito fermarci».

Il dono finale
Dei 115 mila euro, circa 65 mila andarono in beneficenza: restavano “in cassa” 50 mila euro, e da anni i ragazzi sognavano di poterli destinare per qualcosa. Non in Africa o Asia ma qui, a Farigliano. Quel qualcosa è il “Salone Paolo Occelli”: ricavato nei locali dell’ex Milanostampa, rimesso a nuovo dalla Pro loco con la somma donata dal Concerto. Un risultato più grande di un semplice traguardo. Sentendo le parole di Elisa, e guardando il video-riassunto delle attività, era impossibile non commuoversi. I ragazzi del Concerto sono stati ringraziati da tutti: dalla presidente della Pro loco, dal sindaco Ivano Airaldi e dal suo predecessore Mirco Spinardi. Soprattutto, da centinaia di amici e di compaesani che, per 20 anni, hanno avvertito che stava succedendo qualcosa di grande. «Siamo partiti in 10, siamo finiti in 200 – hanno ricordato Fabio Taricco e Gianluca Milano, il presidente –, tutti volontari. Non ci saremmo mai immaginati tutto questo: arrivare fin qui senza perdere lo spirito da cui siamo partiti. Non sappiamo cosa verrà dopo, ma questi 20 anni sono stati bellissimi. Grazie». No: grazie a voi.

Con i soldi raccolti, costruito un orfanotrofio in India e cisterne d’acqua in Kenya
Dei 115 mila euro raccolti dal Concerto per un Amico, i primi 55 mila sono andati in India, nella zona di Madras: sono serviti per realizzare una cosa meravigliosa, la costruzione di un orfanotrofio per il Salesian Institute of Grafic Art di padre Giuliano Santi, comprando anche materiale scolastico. Altri 9 mila euro andarono in Kenya, alla missione del fariglianese padre Viotto, per acquistare cisterne per l'acqua e medicinali.

Il sindaco Airaldi: «Un gruppo di ragazzi incredibili. Spero in un nuovo inizio!»
Il sindaco Ivano Airaldi, presente alla serata, commenta così: «Gli organizzatori lo hanno chiamato “Closing party”, ma io credo invece che questo possa essere un nuovo inizio, per progetti futuri. Gli organizzatori storici del “Concerto per un amico” sono ragazzi eccezionali. Durante l’evento ho visto nei loro occhi una luce bellissima, hanno grande entusiasmo e sono riusciti a portare il nome di Farigliano in giro per l’Italia, nel ricordo di un loro caro amico. Il loro operato inoltre, nonostante all’epoca fossero davvero giovanissimi, ha generato fondi importanti, tanti soldi, che sono poi stati utilizzati per progetti importanti di solidarietà ed inclusione in tutto il mondo. Un gruppo così, con queste qualità, non può smettere ora. Mi auguro che ci sia spazio per nuove iniziative future»

"Avete fatto qualcosa di straordinario"
Si chiama catarsi. Termine che viene dal greco e che significa, grossomodo, purificazione. Ma a Paolo, probabilmente, del greco gli sarebbe fregato poco – ricordo abbastanza distintamente quando, scherzando davanti ai prof, disse che “filosofia” significava “l’amante di Sofia” – quindi banalizziamolo più che possiamo, e va bene così: è la liberazione da un male. Non istantanea, ma attraverso un percorso, che ognuno affronta a modo suo e da cui esce chissà come. Magari dopo 20 anni e dopo aver fatto del bene, regalando una casa ai bambini dall’altra parte del mondo. Difficile non usare questo termine, soprattutto dopo aver sentito le parole di Elisa sabato sera. Chi scrive si ricorda bene come tutto è cominciato, e prova persino un po’ di vergogna nel rendersi conto che in 20 anni è stato solamente uno spettatore. A tutti questi meravigliosi ragazzi di Farigliano – la sua “città stato”, sì, Paolo la chiamava davvero così – va fatto più di un applauso. Avete fatto qualcosa di incredibile. Avete preso un buco (e mica tanto piccolo), lo avete riempito di terra, lo avete arato e coltivato. E tutto quel che ne è nato, lo avete regalato. Partendo in dieci e all’età di vent’anni (anzi: neppure). Cominciando da una ferita che ci aveva demoliti un po’ tutti, voi avete messo insieme le macerie e ne avete fatto un palco, con chitarre e tutto il resto. Ce ne fossero milioni, come voi.
Marco

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