Una “Stazione degli animali”, fra sogno e realtà

L’ambizioso progetto della Lida per il recupero dei capannoni abbandonati dell’ex stazione di Carrù. C’è l’assenso del Comune: «Il primo passo è un gattile, ma ci rivolgiamo alle Istituzioni e alle Fondazioni per un grosso centro per il ricovero animali a livello provinciale e regionale»

stazione degli animali

Una “Stazione degli animali”. Da una parte il gattile, per i micini trovatelli e il ricovero dei gatti, a fianco un capannone per i cani e, più in là, un grosso centro per le emergenze, con il suo spazio ampio riservato ai vari animali (polli, equini e quant’altro), con cortili, recinti e giardini. È la visione che la Lida ha, guardando ai capannoni abbondonati nell’ex stazione di Carrù. Un sogno che si proverà in ogni modo a trasformare in realtà. «Così si può dare una mano al territorio», spiega Laura Barbero, presidente della Lida Carrù-Mondovì-Ceva. «So che alcuni Comuni volevano realizzare il proprio canile consortile, questo potrebbe diventare un centro di aiuto in tutta la provincia». Sul posto è già stato effettuato il sopralluogo con il tecnico comunale ed i volontari. «É un progetto molto interessante, che va a intercettare una problematica di grande valenza territoriale», concorda il sindaco di Carrù, Stefania Ieriti. «La nostra intenzione di base è concedere alla Lida l’utilizzo gratuito dei capannoni, rimaniamo in attesa di maggiori ragguagli economici da comunicare al Demanio per le varie coperture». «Abbiamo presentato la richiesta ufficiale al Comune, ora stileremo una sorta di piano finanziario», riferisce Laura Barbero.

Stazione degli animali, il progetto

Fra sogni e realtà, il progetto guarda molto lontano e potremmo articolarlo in tre step. Uno “realizzabile a prescindere” e il più “fattibile”, anche a livello di tempistiche: il gattile. «La cifra si aggirerebbe sui 50mila euro», spiega Laura Barbero. «Con pannelli rimuovibili per dividere in varie sezioni». Poi, in un altro capannone, un canile. «In zona monregalese esiste solo “L’Oasi felice” di San Michele. Carrù si appoggia a Fossano, altri Comuni hanno convenzioni con posti anche parecchio lontani: mi viene in mente Frabosa, ad esempio, con Castelletto Stura. Il nostro potrebbe anche fare semplicemente da “base” per l’Asl, o per chi perde il proprio cane e magari non ha i mezzi per recuperarlo nel canile convenzionato con proprio comune». Il terzo capannone, su cui gli attivisti Lida hanno messo gli occhi, riguarderebbe qualcosa di ancora più grande: “Un centro per emergenza animali”. «Anche a livello regionale manca una struttura del genere. Quando c’è un sequestro o una calamità naturale (come la recente alluvione), spesso i Comuni o i proprietari si trovano in difficoltà. Così, solo per la fase di emergenza, sarebbe allestito un posto di accoglienza non da poco, con la parte per gli equini, i suini e così via».

Stazione degli animali, l'appello

«Stiamo parlando e ci rivolgiamo ai sindaci del territorio circostante, del Monregalese e del Cebano. Per noi è importante la loro disponibilità. Siamo in contatto con la Banca Alpi Marittime, ci rivolgeremo alle varie Fondazioni e, perché no, anche a investimenti privati per creare un qualcosa che effettivamente risponda a un problema, pensiamo alle difficoltà del canile di San Michele o a cosa era successo a Dogliani quando ci si era trovati ad affrontare l’emergenza dei quasi 60 cani custoditi in un’abitazione».

Farigliano e Dogliani appoggiano l'idea

«Ritengo che possa essere un progetto molto importante – commenta il sindaco di Farigliano, Ivano Airaldi –. Da cinque anni seguo personalmente il problema delle colonie feline in paese e sono al corrente delle molte problematiche, dal costo del mantenimento degli animali alle sterilizzazioni. Una struttura così inoltre potrebbe essere utile anche in caso di calamità naturale o alluvioni, quando magari ci sono animali da soccorrere o da ospitare temporaneamente. Sarebbe bello che si trovassero i fondi necessari». Il sindaco di Dogliani, Ugo Arnulfo, aggiunge: «Se verrà realizzato, sarà sicuramente utile per il nostro territorio. Bisognerà pensare però ad una struttura che poi sia in grado di “camminare con le proprie gambe” dal punto di vista della gestione».

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