Carnevale di Mondovì: «Ecco perché la “Cà del Moro” è a Mondovicino»

Il Carnevale di Mondovì ha una nuova "Cà del Moro": ed è a Mondovicino. Una scelta che però ha suscitato qualche malcontento. Ecco perché è stata fatta

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Il Carnevale di Mondovì ha una nuova "Cà del Moro": ed è a Mondovicino. Le immagini che pubblichiamo in questa pagina rendono appena l’idea di ciò che è stato allestito in quei locali. Una Cà del Moro incredibile: ai festoni e alle luci si aggiungono gigantografie del Moro e della Corte, riproduzioni giganti dei “piatti del Carlevè” e un incredibile totem spara-coriandoli. Pacchiano, certo: ma parliamo del Carlevè, la parola “pacchiano” non è un difetto.

Una scelta che però ha sollevato anche tanti dubbi. Ed è per questo che abbiamo intervistato Enrico Natta, presidente della Famija Monregaleisa.

Presidente, andiamo subito al punto. C’è chi dice: «Il Carlevè si è venduto a Mondovicino»...
Preferirei raccontare la storia dal principio.

Giusto. Come comincia la storia?
Comincia mesi fa, quando ho avviato una ricerca di mercato. Anzi, per essere precisi comincia ancora prima, quando abbiano capito che avevamo la necessità di trovare una Cà del Moro “diversa”, un posto a nostra disposizione che ci consentisse di organizzare gli eventi al chiuso con maggiore libertà e con un allestimento diverso, più caratteristico.

 

Il “Dancing Christ” non andava più bene?
Il “Christ” è una soluzione ottimale per la serata di premiazione, e tale resterà. Ma per eventi come le cene mancava una location unica: se ne usavano diverse, e purtroppo ora ne avevamo anche una in meno perché l’ex chiesa di Santo Stefano è ancora inagibile per lavori. Dunque ci siamo messi alla ricerca di uno spazio nuovo.

E l’avete trovato a Mondovicino…
Per la verità, questo è accaduto dopo. In un primo tempo, come dicevo prima, abbiamo avviato una ricerca di mercato e valutato i costi per l’affitto di una tensostruttura, da allestire a Mondovì Breo, come ai vecchi tempi. Non sto a dire le cifre: mi limito a dire che la spesa era insostenibile per un budget come il nostro. Così abbiamo iniziato a bussare alle porte dei nostri partner: tra questi, c’è anche Mondovicino. Sono stato io a contattarli, perché sapevo dell’esistenza di questo spazio e sapevo che era inutilizzato. E Mondovicino ci ha fatto questa proposta: allestire la Cà del Moro in questi spazi, senza costi di affitto. Nell’ottica di avere un maggior numero di eventi, abbiamo investito su un nuovo “contenitore” che ha delle caratteristiche uniche nel suo genere, l’unico locale di questo tipo nel territorio comunale, almeno a quanto ci risulta.

Ora torniamo alla domanda iniziale: cosa risponde a chi dice che «avete portato la Ca’ del Moro in un centro commerciale»?
Che non capisco il senso dell’obiezione: prima era in una discoteca. E la cena di gala si faceva in un ristorante (La Borsarella, ndr) fuori dal centro. È da anni che la Cà del Moro non è più in centro città.

ULTERIORI PARTICOLARI su L'Unione Monregalese del 29 gennaio 2020

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