Il lupo nelle Alpi Liguri e Marittime: storia di un ritorno naturale

Centro incontri gremito in occasione dell’incontro con il guardiaparco Mauro Fissore

Venerdì 7 febbraio, all’interno della sala “Centro incontri” di San Michele M.vì, gremita in ogni ordine di posti, si è svolto un importante e davvero interessante convegno dedicato al ritorno del lupo nelle Alpi Liguri e Marittime. Incontro fortemente voluto dall’associazione “Outdoor Tramontiemare” rappresentata da Camillo Quarelli che ha introdotto la serata ricordando quanto di buono fatto dall’associazione che, proprio in questi giorni, compie un anno di vita e che ha in programma numerosi eventi per continuare a sviluppare le attività all’aria aperta, a partire dalla camminata al monte Armetta del 16 febbraio.

Conoscere il lupo per non averne paura

«Da un incontro con Camillo è nata l’idea di organizzare una serata dedicata a un tema di notevole interesse per chi fa sport e frequenta le montagne – ha dichiarato Erika Chiecchio, settore gestione, fruizione, promozione e educazione ambientale dell’ Ente di gestione “Aree Protette Alpi Marittime” che dal 2016 gestisce i due Parchi naturali “Alpi Marittime” e “ Marguareis” -. Il nostro è un Ente che fa studi, ricerche e progetti di carattere europeo ma incentiva anche numerose attività di promozione del territorio e di divulgazione, come in questa occasione». Dopo i saluti istituzionali è iniziata la vera e propria lectio magistralis del guardiaparco e ispettore del servizio di vigilanza Mauro Fissore il quale ha trattato il delicato tema del ritorno del lupo sulle nostre montagne. Un ripopolamento che, nonostante sia salito agli onori della cronaca solamente in tempi recenti, è ormai assodato da almeno vent’anni. Tema che da sempre divide chi vuole tutelare questo antico predatore e chi invece lo vede come una minaccia per l’allevamento e per chi vive o frequenta la montagna.

Il progetto Life Wolfalps, miglior progetto Life

«Il progetto “Life Wolfalps”, cofinanziato dall’Unione Europea e premiato nel 2019 come miglior progetto Life dalla Commissione Europea, ha avuto come obbiettivo l’individuazione di strategie funzionali ad assicurare una convivenza stabile tra il lupo e le attività economiche tradizionali in quei territori, come il nostro, in cui sta avvenendo un processo di naturale ricolonizzazione – ha spiegato il relatore -. Oltre al monitoraggio, tra le attività previste dal progetto vi sono misure di prevenzione degli attacchi sugli animali domestici, azioni per contrastare il bracconaggio e strategie di controllo dell’ibridazione lupo-cane, necessarie per mantenere a lungo termine la diversità genetica della popolazione alpina di lupo. Ma soprattutto si rivelano fondamentali gli interventi riguardanti la comunicazione, necessaria per diffondere la conoscenza della specie, sfatare falsi miti e credenze e incentivare la tolleranza nei confronti del lupo, così da garantire la conservazione di questo importante animale sull’intero arco alpino». La bontà del lavoro svolto è stata dimostrata dal finanziamento di un nuovo progetto denominato “Life Wolfalps EU” che avrà nuovamente la durata di 5 anni e vedrà coinvolta una squadra europea formata da Enti e Istituzioni di Italia, Francia, Austria e Slovenia. Questo nuovo step avrà come obbiettivo il coinvolgimento diretto dei principali portatori di interesse quali allevatori, mondo venatorio e associazioni ambientaliste. Si cercherà inoltre di far luce, insieme ai cacciatori, sulle dinamiche preda-predatore basandosi su ricerche scientifiche.

Fissore: «Il numero di lupi non crescerà»

Fissore ha avuto modo di tracciare la storia del lupo, esempio di forza e dominio presso le civiltà antiche e poi tenebre simbolo del maligno in tempi più recenti fino alla sua scomparsa dai nostri territori nel primo ventennio del XX secolo. Il progressivo spopolamento di ampie zone rurali e della maggior parte delle valli alpine durante il secondo dopoguerra ha portato all’abbandono di ettari di colline e montagne che sono state rioccupate dagli ungulati selvatici, principali prede del lupo, determinando il definitivo ritorno del predatore all'apice della catena alimentare. Si è così lentamente delineata la situazione attuale che vede la presenza in provincia di Cuneo di 19 branchi e un totale che va dai 110 ai 130 esemplari. «Il numero di predatori è ormai destinato a rimanere lo stesso anche in futuro – ha spiegato il guardiaparco in risposta a un intervento del pubblico preoccupato per la possibile ulteriore proliferazione dell’animale -. La zona è infatti ormai satura, i branchi presenti difendono il loro territorio da intrusioni esterne ed è quindi impensabile che possano insediarsi altri esemplari. Il lupo per natura è un colonizzatore che andrà a occupare aree in cui non sono ancora presenti altri predatori». Grazie all’ausilio di immagini sono stati poi delineati i caratteri tipici dell’animale cercando di dare al pubblico gli strumenti per poter distinguere il lupo sia da un punto di vista visivo sia comportamentale.

Trappole e bracconaggio non servono a proteggere dai lupi

Un animale schivo e che in presenza dell’uomo si da sempre alla fuga. Non a caso, dal suo ritorno, non si è mai verificato un attacco diretto. A farne le spese sono spesso, però, gli animali domestici nelle malghe di montagna: «Il lupo attacca greggi e mandrie non adeguatamente protette dai pastori – ha voluto precisare Fissore -. In tanti anni di lavoro abbiamo sempre ascoltato le esigenze di chi vive e lavora in montagna e cercheremo di fare ancora molto per chi fa bene il proprio mestiere, preoccupandosi dei propri animali, mettendo le reti elettrificate e utilizzando cani ben addestrati». «A nulla serve invece mettere trappole, sparare o piazzare veleni che non solo danneggiano l’ambiente ma uccidono anche altri animali – ha ammonito l’ispettore del servizio di vigilanza del Parco -. Quella testa di lupo appesa nella bacheca della comunità montana a Ormea, che 5 anni fa fece letteralmente scappare i turisti stranieri dal paese, ci fa capire che la strada da fare è ancora molta ma grazie allo studio e alla ricerca e soprattutto al sostegno verso chi vive la montagna sapremo dare risposte concrete anche a coloro che ancora non credono nella possibile convivenza tra uomini e lupo». «Tra gli altri ci tengo in particolar modo a ringraziare Francesca Marucco, coordinatrice scientifica del Progetto Life e collaboratrice del Centro Grandi Carnivori» ha concluso Fissore. « Un grazie a tutti per la numerosa partecipazione e in particolare a Mauro Fissore che, con la sua relazione allo stesso tempo professionale e divertente, ha tolto dubbi e paure che molti di noi avevano su questo affascinante predatore – ha dichiarato Camillo Quarelli -. Un ringraziamento speciale anche a Erika Chiecchio per averci portato la collezione di guide e cartine realizzate dalla Comunità del Parco “Marguareis”, consultabili e scaricabili dal sito di riferimento». «Una sala così piena ci rende davvero orgogliosi e fa capire, ancora una volta, quanto siano importanti un dialogo e un confronto costruttivi, basati su competenze e dati scientifici» ha commentato il sindaco Domenico Michelotti.

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