«Mi dispiace moltissimo per lo staff e le giocatrici del Volley Soverato, che si sono dovuti sobbarcare una trasferta lunghissima, faticosa e onerosa, arrivando a Mondovì già nei giorni scorsi in pullman, per poter giocare oggi. Sono d'accordo con la decisione di sospendere il campionato; certo che, se fosse stato possibile, sarebbe stato meglio annunciare il rinvio della giornata qualche giorno prima». Alessandra Fissolo, presidente della Lpm Pallavolo Mondovì, commenta così la situazione di caos generale in cui si trova attualmente l'intera Italia del volley, in questo momento d'emergenza a causa del diffondersi del Coronavirus. Oggi alle 17, il PalaManera di Mondovì avrebbe dovuto ospitare "a porte chiuse" la gara di serie A2 femminile tra la Lpm Bam e Soverato, appuntamento confermato fino a mezzogiorno di oggi e poi rinviato a data da destinarsi, a poche ore dal fischio d'inizio. «Nei giorni scorsi avevamo già espresso il nostro assenso, come società, a fermare il campionato – aggiunge Alessandra –. Le ragazze infatti non hanno la giusta serenità per scendere in campo. Inoltre, in questo momento particolarmente difficile per tutto il Paese, crediamo ci siano cose più importanti a cui dedicarsi. La pallavolo può aspettare. In attesa che ci siano nuove disposizioni (domani è in programma la riunione del Cda della Lega che dovrebbe portare a decisioni ufficiali), la squadra continuerà ad allenarsi. Se il campionato non verrà ufficialmente fermato infatti dobbiamo continuare a lavorare, per farci trovare pronti quando si potrà nuovamente tornare in campo. Molte delle nostre ragazze inoltre sono residenti nelle "zone rosse", quindi non potrebbero comunque tornare a casa».
«Eravamo comunque pronti: misurazione della febbre al palazzetto e igienizzazione dei palloni»
Sulla gara che si sarebbe dovuta disputare oggi, Alessandra Fissolo ci ha spiegato: «Eravamo prontissimi a gestire la partita secondo le disposizioni attuali. Ci eravamo già attrezzati. Avrebbero avuto accesso all'impianto solamente le poche persone autorizzate, che si sarebbero poi sistemate in postazioni distanti le une dalle altre. All'ingresso in palestra avremmo misurato la febbre a tutti e fatto loro lavare le mani con una soluzione ingienizzante. Secondo le norme, avremmo anche disinfettato i palloni di gara continuamente, durante il gioco. La decisione della Lega poi ha bloccato tutto e noi siamo convinti che questa sia la soluzione migliore».