Chiusi? Aperti? E le filiere? E i fornitori? La risposta unanime è: boh. Il nuovo decreto-chiusure del premier Conte ha creato un'enorme confusione nel mondo industriale. A molte ore dall'annuncio via internet, non c'è ancora né il Decreto ufficiale né un allegato che spieghi le linee guida su quali fabbriche debbano chiudere e quali no. Si sa che resteranno aperti i servizi essenziali (quindi ovviamente le farmacie e gli alimentari, ma anche le poste e le edicole), ma c'è un'incertezza totale per quel che riguarda il mondo produttivo.
«Siamo al lavoro per fornire alle nostre imprese associate qualche delucidazione - scrive Confindustria Cuneo - Unione Industriale - in seguito all’annunciato Decreto del Presidente del Consiglio di ieri sera. Il testo del DPCM non è ancora pubblico, circolano indiscrezioni ma soprattutto una lista di codici Ateco di attività considerate essenziali, che resterebbero aperte, ma sulla quale non vi è ancora nessuna certezza. Anche il meccanismo di deroga e l’Ente che lo dovrà autorizzare, non è ancora ufficialmente stato annunciato». Si parla di ordinanze prefettizie che, caso per caso, dovrebbero stabilire le deroghe in base a criteri come il ciclo di produzione, il rispetto delle norme di sicurezza e la necessità rispetto alla filiera: nulla di certo. «Stiamo lavorando a livello centrale anche per ottenere anche l’assicurazione che le attività di supporto a quelle essenziali - tipo le catene di fornitura o di assistenza - siano inserite in quelle considerate anch’esse essenziali. Confidiamo anche nell’accettazione da parte del Governo di un tempo ragionevole - stimato in un paio di giorni - per procedere alla chiusura delle attività, per rispettare ogni criterio di sicurezza. A breve gli aggiornamenti, tenetevi informati consultando il sito uicuneo.it o i nostri canali social».