Da due settimane, quella notizia era sulla bocca di tutti. Perché era un fatto eclatante: l'evacuazione di 36 ospiti dalla Casa di riposo di Villanova Mondovì e la successiva decisione di chiudere il Pronto soccorso di Mondovì.
Tutti ne avevano parlato, tutti avevano dato la versione dei fatti. Tutti, tranne uno: quello che aveva deciso. Fino a oggi l'unico che non aveva parlato, spiegando cosa era davvero avvenuto a Villanova Mondovì nella notte fra il 29 e il 30 marzo – ovvero la sera dell'evacuazione – era il dr. Mario Raviolo: la persona a capo della sezione 118 dell'Unità di crisi allestita dalla Regione Piemonte per la maxi-emergenza. Ovvero, colui che quella sera ha preso in prima persona la decisione di evacuare la struttura.
Oggi, sabato 11 aprile, il dr. Raviolo ha risposto direttamente alla domanda dell'Unione Monregalese: ci ha risposto questa mattina nel corso della video-conferenza stampa allestita presso l'Unità di crisi regionale. Raviolo riassume e approfondisce l'intera questione al di là di ogni indiscrezione o ricostruzione di parte, essendo lui la persona che ha disposto l'evacuazione degli ospiti e il loro trasferimento all'ospedale di Mondovì. Nella risposta di Raviolo, si scoprono dettagli fino a oggi mai emersi (lo avevamo intercettato al telefono in quei giorni, ma non ci aveva risposto, ndr).
Primo fra tutti: l'Unità di crisi non è mai entrata nella struttura per sincerarsi delle condizioni di salute degli ospiti, ma ha acquisito informazioni dal personale. Secondo: i dati che sono stati forniti all'Unità di crisi erano «contrastanti». Terzo: che la situazione, la domenica sera, era «di carenza assistenziale, per il momento tamponata» ma che «sarebbe esplosa il mattino seguente perché la struttura non aveva personale in grado di garantire l'assistenza agli ospiti».
Quindi, stando a queste informazioni, l'emergenza non era di tipo sanitario, ma organizzativo. La Casa di riposo non era in presenza di una situazione grave dal punto di vista del quadro clinico degli ospiti (che, in effetti, non erano gravi: su 36 trasferiti, solo 1 venne registrato come codice rosso e 6 in codice giallo; gli altri tutti verdi o bianchi), ma di una situazione che il giorno dopo sarebbe risultato ingestibile in quanto carente di personale, oss e infermieri.
Ultima nota interessante: l'Unità di crisi non ha "seguito" la questione una volta che gli ospiti sono stati portati al DEA di Mondovì, anzi - riferisce Raviolo - dal suo punto di vista la vicenda, una volta evacuata la struttura, è passata nelle mani dall'Asl e gestita dal dr. Mirco Grillo dell'Ospedale di Mondovì. «Non conosco la fase successiva avvenuta all'ospedale di Mondovì: ci sono ospedali simili che hanno stabilmente continuato ad avere pazienti covid positivi senza chiudere», afferma.
IL VIDEO INTEGRALE DELLA RISPOSTA
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