Non c’è elemento comico della nostra cultura che non faccia riferimento a un “classico” come la Poetica di Aristotele: nella nostra cultura con il pianto, così come col sorriso, si sublima la natura umana. È tema che ci portiamo dietro da tempo e che nel tempo ci ha accompagnato. È la commedia di Dante, che via via arriva sino ai giorni nostri in tutte le arti, musica compresa. Anche in questo ambito gli autori sono tanti. Immagini comiche nelle canzoni si vedono in Fred Buscaglione (Che Bambola! o Teresa Non Sparare) che costruisce un vero e proprio personaggio di gangster dal cuore tenero. Negli anni del boom, la comicità esplode attraverso l’intrattenimento e la leggerezza: dai Watussi di Vianello alla cover che Rita Pavone fa di If I Had a Hammer di Pete Seeger (Datemi un Martello). Sarà Sergio Endrigo a dare all’elemento comico un lato poetico (La Casa) insieme ad un duo milanese che farà la storia. Una Fetta di Limon è il brano che vede Gaber e Jannacci interpreti assieme; poi il primo, dopo La Ballata del Cerutti, andrà per spettacoli in teatro (Destra e Sinistra), il secondo invece avrà una carriera costellata di successi come Vengo Anch’io! (No, tu no!) e di cui Bartali, con la complicità e le parole di Paolo Conte, è forse il punto più alto. Chi alla commedia dedica un intero album è poi Francesco Guccini che nel 1973 pubblica Opera Buffa. L’anno è quello in cui un altro mostro come De Andrè, manco a farlo apposta, compone uno dei dischi più violenti della sua carriera (Storia di un impiegato), mentre nei teatri imperversa il Mistero Buffo di Dario Fo. Guccini segue quest’ultima linea e racconta il mondo in forma comica: il brano più significativo è La Genesi, ma ciascuna delle altre 5 canzoni offre uno spaccato parodistico “dal vivo” (con registrazioni fatte durante spettacoli a Roma e Bologna) della provincia, con tutti i suoi vizi. Rino Gaetano nel 1978 riuscirà a portare a Sanremo un brano come Gianna e più o meno dieci anni dopo sarà la volta di Arbore, con il brano Il Clarinetto: la musica comica in Italia gioca spesso con la sessualità e con una forma di pudico perbenismo ad essa legata. A cavalcare l’onda di questo tema sono senza dubbio gli Elio e le Storie Tese. Oltre a dare dignità ad un genere come il rock demenziale, che metteva radici negli Skiantos di Kinotto (1979), hanno saputo trasformare la musica in autentico gioco erudito di satira in spettacolo: reinterpretazione della musica pop in voga, arte del trasformismo visivo e scenografico, ironia e capacità di sorridere su temi anche non banali (da la Terra dei Cachi a Parco Sempione). Perché per quanto ci possa essere semplicità ed immediatezza, anche di una risata ci si può nutrire sotto molteplici sfumature.
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