Un lettore ci ha segnalato ed inviato un appello, promosso da un gruppo di teologi, sacerdoti pastori e laici, che parte da una riflessione sul morire oggi, in tempi di coronavirus, quando la fine sopraggiunge in strutture sanitarie, riferendosi ai molti che «hanno vissuto la tragedia di morire da soli, senza l’affetto dei loro cari».
«Potrebbe accadere anche a noi – aggiungono nell’appello –. Il virus colpisce in modo indistinto. Potrebbe succedere anche a noi di ritrovarci in ospedale, da soli, senza la presenza di un familiare. Si pensa con spavento alla propria morte, ma ora appare ancora più terribile l’idea di doverla affrontare nella solitudine, senza la possibilità di congedarsi dai propri cari. Sappiamo che, da sempre, il reparto di terapia intensiva è luogo interdetto ai visitatori; e che nei momenti di epidemia, le cautele si fanno ancora più stringenti. Tuttavia, nel dibattito democratico che non dovrebbe venir meno anche in questi momenti di emergenza, vorremmo richiamare l’attenzione sul venir meno del carattere umanizzante del morire, senza il quale si lascia la persona morente nella solitudine affettiva».
«Chiediamo, dunque – conclude l’appello –, che ci si interroghi seriamente su questo aspetto e che si provi a formulare un protocollo che tenga assieme le ragioni della salute con quelle degli affetti. E’ veramente improponibile pensare che una persona cara, nell’assoluto rispetto delle norme sanitarie, possa essere presente per accompagnare un proprio congiunto nel delicato momento del passaggio dalla vita alla morte? Si può, con fatica, accettare la solitudine della tumulazione: una volta passata l’emergenza, ci potranno essere gesti pubblici per elaborare il lutto. Ma per chi muore, non si possono differire i tempi: c’è un unico momento. Nessuno merita di morire da solo, nemmeno in una situazione come l’attuale, sotto il “ricatto” del sacrificio per il bene dei propri cari. Come il personale sanitario, con le dovute cautele, può avvicinarsi al morente, così, a nostro giudizio, è necessario pensare di prevedere la presenza di un congiunto».
IL TESTO COMPLETO SU L'UNIONE MONREGALESE DEL 22 APRILE
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