Il libro di Cesare Morandini sulla peste a Mondovì nel 1630. Dal 27 maggio in edicola con L'Unione Monregalese
Il lock down ha visto tanti approcci diversi, per un’esperienza inedita ed inaspettata che è toccata praticamente a tutti, obbedendo all’input serio e motivato “Restiamo a casa”, per settimane. Ma su come ha interpretato questo tempo sospeso il prof. Cesare Morandini, monregalese, insegnante, ricercatore di storia locale e sul mondo della ceramica nostrana in particolare, davvero c’è da essere grati.
Infatti non ha perso tempo per nulla, si è immerso invece negli Ordinati del Consiglio dell’allora Comune di Mondovì (obtorto collo sottomesso al dominio del Ducato di Savoia), rileggendo nel dettaglio il resoconto di un “annus horribilis”, il 1630, che è quello della peste “manzoniana” per intenderci, come da “I Promessi Sposi”.
La città di Mondovì, che ormai stava perdendo quella preminenza su Torino esibita nella seconda metà del ‘500, fu colpita duramente dal contagio, come un po’ tutti i dintorni. E la peste nera fu micidiale: forse si possono calcolare in 4.000 le vittime di quei mesi angoscianti (quando la città probabilmente contava 11 mila abitanti). La lente preziosa di Cesare Morandini ha messo in risalto tutta la trafila patita, con alti e bassi, mentre il contagio stava insinuandosi e poi espandendosi, facendosi inquietante e pauroso, ingestibile. Vi ha rintracciato risvolti singolari, se proiettati sullo schermo di quanto si è passato e si sta passando ancora per via del coronavirus in mezzo a noi. Allora come oggi, ad esempio, senza un rimedio risolutivo, anche se nel nostro 2020 la sanità è ben altra cosa ovviamente. Ma il “morire soli” che avveniva allora non ha risparmiato anche i nostri giorni di pandemia in talune situazioni estreme.
Una rivisitazione che ha suscitato sì interesse di storico in Cesare Morandini, ma anche un’appassionata riflessione inserita in un inevitabile confronto tra il 1630 e il 2020. Intanto lo studio riflette una documentazione unica e preziosa, anche solo perché la nostra città non perda la memoria. Le pestilenze c’erano già state in precedenza, come nei primi decenni del ‘500. E poi si sarebbe presentato anche il colera, nel 1835, quando la città di Mondovì si affidò – come oggi – a Maria Regina del Monte Regale, con voto di processione al Santuario di Vico nel giorno dell’Ascensione. Ma i testi che Cesare Morandini ha sondato in queste settimane di lock down sono da soppesare attentamente, per scoprire come nel disastro umanitario emergano figure di contrasto, gli eroi di ieri e di oggi pagando di persona, insieme a chi si defila o fa l’irresponsabile.
DAL 27 MAGGIO IN EDICOLA CON L'UNIONE MONREGALESE
Detto tutto questo, ecco il passo finale: il prof. Cesare Morandini ha messo a disposizione il suo materiale già in larga misura riordinato al meglio. E come “L’Unione Monregalese” abbiamo pensato che fosse importante renderlo noto nel modo più efficace e duraturo, cioè attraverso un volumetto che avrà il format di un instant book ma senza perdere di valore. Lo si è realizzato a tamburo battente per restare un po’ sul pezzo, in questi giorni in cui non è finita ancora per noi.
E così mercoledì 27 maggio sarà in edicola a Mondovì e dintorni, acquistabile con L'Unione Monregalese. E si è potuto contare sulla copertina davvero originale del valente grafico monregalese Giovanni Gastaldi, operante ormai a livello nazionale. Inoltre uno sponsor (“Assicuraci GruppoGastaldi”) ha pensato di sostenere l’iniziativa. E così “La peste e la città. Mondovì 1630” ha visto rapidamente la luce e sta per essere posto nelle mani dei lettori che vorranno ripercorrere quell’anno incredibile per una Mondovì provata e piegata del morbo, quasi una lezione contraddittoria da non snobbare.
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