Da domani riaprono bar e ristoranti: le regole. Bar, ristoranti, pizzerie, pub da domani (sabato 23 maggio) potranno riaprire anche in Piemonte. Regole generali: distanza di 1 metro, vietati i buffet, mascherina per chi non sta consumando e nei locali non potrà accedere un numero di persone più alto di quello dei posti a sedere. Nei tavoli dei ristoranti e ai banconi dei bar, distanza obbligatoria di almeno 1 metro fra le persone (salvo conviventi) e, se non sarà possibile, i locali dovranno adeguarsi con barriere protettive. Ove possibile utilizzare gli spazi esterni: sospesa la tassa per l’occupazione di suolo pubblico. Nei ristoranti consigliato l’accesso tramite prenotazioni, niente menu sfogliabili (a meno che non siano usa e getta) e bisognerà mantenere l’elenco delle prenotazioni per un periodo di 14 giorni.
Da domani riaprono bar e ristoranti: le regole
Il ristoratore
«Il problema è dare un servizio che sappia di ristorante e non d’ospedale». Lo chef Fabrizio Peirotti, del “Moderno” di Carrù si interroga, come tutti i suoi colleghi, su come dovrà essere il ristorante dell’immediato futuro. «Bisogna vedere se ci sarà da usare questo o quel determinato prodotto e poi dipende dalla disponibilità della clientela». Intanto si sono già prese le “misure”: un metro di distanza interpersonale. Ognuno fa l’equazione con gli spazi che ha. «Il rischio – continua Peirotti – è di riempire il locale con 20 persone. Noi abbiamo proceduto ovviamente alla sanificazione dei locali, anche se la serranda non si è più alzata dal 10 marzo. Non facciamo neanche take away, solo asporto. Poi ci siamo attrezzati con tutti i dispositivi di sicurezza del caso: dosatori di gel igienizzante automatici (in modo da non toccarli con le mani), cartelli informativi, percorsi tracciati». C’è poi la “possibilità” di misurare la temperatura all’ingresso: «Sarà, da parte nostra, demandato al cliente, non siamo medici. Così come si farà, presumo, affidamento sulle autodichiarazioni di ciascuno per i famigliari che vorranno venire a mangiare allo stesso tavolo. Non posso controllare io i documenti, ma per questi aspetti stiamo attendendo ancora delucidazioni».
Il barista
«Riapriamo, ma non so se siamo pronti davvero – afferma, scherzando a non troppo, Mattia Germone, barista a Mondovì Piazza ma anche presidente de “La Funicolare” e vice in AsCom –. Ci sono tante cose ancora da chiarire. Tanti associati chiedono spiegazioni». Su una cosa non c’è dubbio: nell’immaginario collettivo la “vera” normalità sarà davvero rappresentata dal primo caffè al bar. Sia pure con la mascherina, con la cassa circondata di plexiglass, il metro di distanza e tutto quel che si vuole, ma siamo pur sempre in Italia e il caffè al bar ha un ruolo cruciale nel nostro immaginario. Quali saranno gli ostacoli per la categoria? «Ci dovremo adattare. La domanda è se ne saremo capaci. O se lo saranno i clienti. Tenere gli avventori lontano dai banconi potrebbe essere un problema. Così come chiedere di comprendere le distanze dai tavolini. C’erano difficoltà già con il take away: chi attendeva il proprio turno non sempre rispettava le distanze in coda. C’era chi ha chiesto il gelato da asporto, ma non voleva il contenitore in polistirolo bensì in materiale “bio”… che però costa molto di più». E i menu? «Qualcuno manterrà la lavagnetta, altri ricorreranno alla soluzione “usa e getta” lasciandoli stampati sulle tovagliette. La soluzione del menu da consultare sullo smartphone attraverso il QR-code è interessante, è una soluzione che può essere facilmente sfruttata anche dai clienti di lingua straniera». Berremo tutti il caffè fra due pareti di plexiglass? «Non credo che siano in tanti a installare i plexiglass. Prevarrà la soluzione dei tavolini distanziati». E tutti dovranno – dovremo – adattarci.
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