È stato il weekend delle aperture perché in Liguria la stagione delle discoteche è potuta cominciare ufficialmente già da venerdì 19 giugno. La “Suerte” di Laigueglia, tre gradoni all’aperto sulla spiaggia, ha inaugurato sabato sera, “Le Vele” di Alassio aspettano fino a giovedì (un “opening party” spalmato su quattro giorni per meglio seguire le linee guide), mentre sabato scorso ha riaperto anche il “Golden Beach” di Albisola con ingressi solo su prenotazione e con posti a sedere. È stato un “esodo” anche dalle nostre parti, dove invece permane la sospensione governativa fino al 14 luglio. Nel decreto si dava però la facoltà alla singole regione di anticipare i tempi: il Piemonte ha deciso di aspettare, la Liguria (e, tra le altre, Emilia Romagna e Veneto) no. In Campania le discoteche sono aperte, ma si può solo ascoltare senza ballare. C’era molta curiosità quindi, fra gli addetti ai lavori, per capire nella pratica come sarebbe stato questo week end.
«Per capire in che modo dovremmo passare dalla forche caudine», ci dice Francesco Coccalotto uno dei soci del “Sottaceto” di Mondovì. Come versione estiva del “Capperi” sono pronti a ripartire. «Ci siamo organizzati, con tutte le manutenzioni da fare. Vedremo se dal 14 luglio decadranno tutte le disposizioni, proseguiranno e in quali termini. Ma noi in ogni caso siamo attivi». Nella movida in Liguria sabato c’era anche lui: «Ho visto tantissimi miei clienti e gente della zona, più anche milanesi o da Torino. Certo questa difformità da una regione all’altra non è la cosa migliore, è una follia nell’ottica di limitare gli spostamenti. Noi siamo chiusi dal 22 febbraio e il problema riguarda tutta la realtà di chi ci gravita intorno. Chi vede da fuori magari non la conosce, ma ho stimato che fra grafico, navetta, buttafuori e dj sono circa un centinaio le persone che hanno un legame economico con noi. Spesso studenti che possono così prendere un’entrata extra ed aiutare i genitori». Norme di sicurezza? «Da parte dei locali c’è buona volontà, poi ovviamente ci va di mezzo anche il senso di responsabilità del singolo cliente. Non possiamo mettere un buttafuori a persona».
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