Dopo la seconda prova del "mercato diffuso", con piazza Santa Maria Maggiore praticamente vuota (un solo banco - LEGGI QUI), il Comune sta lavorando a un piano B, pensando a un comparto specifico: quello dei produttori locali, i banchi del “mercato contadino”.
«Li incontrerò in questi giorni – afferma il sindaco Paolo Adriano – e cercheremo di potenziare i banchi nelle piazze partendo dal loro settore. Si possono chiamare banchi nuovi, incentivare la presenza. Sono riconoscente a chi ci ha creduto e si è dato disponibile nonostante le defezioni altrui: li ringrazio e vanno aiutati. Sapevamo benissimo che sarebbe stata una novità che avrebbe potuto partire con qualche problema, anche se mi spiace sapere che c’è chi ha rinunciato prima ancora di provare. Noi insisteremo, siamo convinti che questa formula sia vincente».
L’ALTRA CAMPANA.
Gli ambulanti: «A Mondovì non funziona. Rischiamo il disastro»
Il mercato è il loro lavoro. E, forse, considerato il tipo di attività, è anche la loro vita. E al mercato diffuso, non ci credono. Almeno non a Mondovì, dove le piazze sono distanti senza un percorso. «Crediamo che lo spostamento dei banchi nelle zone del centro storico cittadino (che a quanto possiamo intuire sarà progressivo), sia una via non praticabile». Lo scrivono gli ambulanti del mercato del sabato, con una lettera al sindaco. E aggiungono: «Nel caso il progetto non dovesse decollare, oltre ad avere un centro desertificato, Mondovì si troverebbe orfana anche del mercato settimanale, decretando potenzialmente una situazione ben peggiore di quella odierna». Nella lettera – molto lunga, qua ne riportiamo alcuni stralci – i mercatali spiegano che «siamo grati della disponibilità e professionalità che ha fornito l’Amministrazione comunale per la riapertura del mercato, dopo il lockdown. Ciò nonostante questa è una congiuntura temporale ed economica dove i consumi sono calati del 31,7%. Quanto visto in queste due settimane dà ampiamente supporto alle nostre preoccupazioni. I nostri colleghi interessati dallo spostamento si sono trovati in una situazione al limite del sopportabile, dove le entrate non sono nemmeno riuscite a coprire le spese e decretando la decisione di molti, dopo un solo mercato, di non presentarsi il sabato successivo». Il punto di vista dei mercatali è chiaro: per loro, in un contesto come Mondovì il “mercato diffuso” non può funzionare. «Il progetto non incontra la nostra approvazione, non per un nostro atto di testarda ostinazione e contrarietà, ma per l’esperienza del funzionamento delle aree mercatali. Se la vostra proposta fosse funzionale al potenziamento e rafforzamento del mercato, accetteremmo di buon grado uno spostamento o un cambiamento radicale. Per fare un esempio su tutti, di processo virtuoso: il caso della rilocalizzazione dei concessionari di piazza Ferrero. Interventi di questo tipo funzionano in centri storici già forti di per sé, nei quali il mercato funge da valore aggiunto. La suddivisione per aree tematiche del mercato (conformazione che noi del settore abbiamo abbandonato almeno da vent’anni) penalizzerebbe fortemente gli introiti dei banchi extra-alimentari in quanto troppo similari tra loro, portando ad una corsa al deprezzamento spietato degli articoli al dettaglio che finirebbe per creare un azzeramento dei profitti e ad un progressivo e conseguente abbandono. Frazionerebbe il mercato in tante piccole isole slegate, facendo venire meno la vera forza delle aree mercatali, cioè il fattore aggregante dettato dalla prossimità e comodità».
La conclusione è netta: «Chiediamo di poter discutere della situazione coinvolgendo tutti gli operatori del mercato per riuscire a trovare congiuntamente una soluzione congrua, ma che esuli dal “mercato diffuso”».
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