Dialoghi Eula Extra: torna il pubblico per l’intervista con l’ex-ministro

A Santa Caterina posti contingentati per assistere alla diretta social con l'ex-ministro Enrico Giovannini, in dialogo dalla chiesa villanovese con Gianni Bottalico

Inizia la diretta dei "Dialoghi Eula Extra". Il secondo appuntamento della kermesse villanovese vede Gianni Bottalico (ex presidente nazionale Acli) a colloquio con l'ex ministro Enrico Giovannini, ex ministro del lavoro e portavoce dell'Asvis, sul tema dello sviluppo sostenibile. La serata è introdotta dai saluti di Fulvio Bersanetti, direttore scientifico della rassegna. «L'appuntamento si rinnova da 7 anni grazie all'entusiasmo del sindaco Michelangelo Turco e del vicesindaco Michele Pianetta»
Michele Pianetta: «I dialoghi eula sono entrati nel cuore dei villanovesi, è stato un lungo percorso e nelle varie edizioni abbiamo imparato a riscoprire tanti valori, tra cui il valore del tempo. Vogliamo riproporre una manifestazione non solo sul passato della nostra comunità, di chi l'ha costruita, ma anche sul futuro, sulle sfide dei prossimi anni».

Dopo Michele Pianetta prende la parola il presidente della Fondazione Crc, per i saluti, seguito da Paolo Blangetti della Bcc di Pianfei e Rocca De' Baldi e da Roberto Ganzinelli di Confartigianato Fidi Cuneo e Luca Chiapella della Camera di Commercio di Cuneo.

Gianni Bottalico: «Lascerò subito la parola al professor Giovannini, ma voglio rivolgere un ringraziamento particolare a chi si occupa della relazione tra i territori e a voi per la vostra presenza. Nel nostro intendimento e nei nostri obiettivi c'è un cammino insieme rispetto alle sfide dello sviluppo sostenibile alla presenza di tutti gli attori che stanno ascoltando. Quella macchina da guerra che sono i corpi intermedi, le associazioni. Valore economico e sociale di questo paese. Anche su questo si fonda il percorso dello sviluppo sostenibile».

Giovannini: «Difficile parlare di sviluppo in un momento in cui, cito i dati istat, il 30% delle imprese italiane si domanda se dovrà chiudere, come si fa a parlare di sviluppo quando milioni di famiglie sono bloccate dalla paura? Il 30% delle famiglie italiane senza uno stipendio non reggerebbe tre mesi. Il 16% delle persone in Italia sempre secondo l'istat erano a rischio di povertà ed esclusione sociale. Sembrava un numero, ma sono persone che si sono palesate quando la crisi ha colpito il nostro paese. Improvvisamente l'occidente ha scoperto che le pandemie non riguardano solo Asia e Africa. Sars, Ebola, parole che tutti hanno sentito ma nessuno, per fortuna, vissuto sulla sua pelle. Con questa entrata in una pandemia che non è vero che non era prevedibile: non era stata prevista, ma gli scienziati ci avevano avvisato che il rischio di pandemie era crescente. Non gli abbiamo dato retta, non abbiamo dato retta ai rischi globali. Pandemia era uno di questi. Per la prima volta quest'anno tra i 5 rischi più improbabili e impattanti c'erano solo fenomeni legati ai disastri ambientali. Non abbiamo capito quanto fosse alto il rischio. Facile dirlo con il senno di poi. Pensate se a ottobre il governo, preparando la legge di bilancia, avesse detto: mettiamo tre miliardi sul rischio fallimento. Lo avrebbero massacrato. PArto da qui perchè se lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione attuale di soddisfare i propri bisogni senza pregiudicare il fatto che quelle successive facciano altrettanto, dobbiamo ammettere che da 50 sappiamo che lo sviluppo che c'è stato prima non era sostenibile. Prima della crisi da covid 19 dovevamo dire che il mondo era al massimo storico del benessere ma anche il rischio di un collasso era al massimo storico. non siamo abituati in ITalia a ragionare in questo modo, tant'è che al contrario di Francia, Singapore e altri paesi non abbiamo una commissione di studi sul futuro. Quando la proposi a palazzo Chigi mi dissero che quel tema non era interessante. Ho visto cosa si può fare pensando al futuro per realizzarlo. Per accettare la bellezza e il senso di questo approccio bisogna abbandonare quello che girava in Italia qualche secolo fa: la battuta "Franza o Spagna, purchè se magna". L'idea che il futuro lo decide qualcun'altro e noi dobbiamo barcamenarci e adattarci. Quando a settembre del 2015 quando tutto il mondo ha firmato l'agenda 2030 dello sviluppo sostenibile è nata l'idea di Asvis. Intuizione di quel momento basata su una frase di Monica Maggioni. L'agenda 2020 è così complessa che è un grande dono. Perchè è talmente complessa che nessuno può pensare di realizzarla da solo, quindi è necessario cooperare».

Se anche riuscissimo a superare questa crisi e ritornare ai valori precedenti, ma comunque ne uscissimo con meno capitale umano saremmo comunque più poveri. Attenzione ho letto una marea di sciocchezze su quello che potremmo fare dei fondi europei: possiamo fare solo alcune cose: ridisegnare il nostro sistema produttivo all'insegna del green new deal, fare formazione. L'importante è che i territori sappiano dove vogliono andare, perchè non c'è vento favorevole per il marinaio che non ha tracciato una rotta»

Giovannini: «Volevo rimarcare alcune cose che ha detto Giovannini e che devono riguardare tutti noi. Asvis si è data questa missione. Tenere alta l'attenzione, la tensione sull'agenda 2030, rappresentare sui tavoli istituzionali l'agenda 2030, creare attraverso momenti di formazione (chi interessato potrà visitare il portale Asvis.it e trovare tante iniziative e informazioni che possono interessare. Stiamo facendo e continuiamo a fare anche un'altra cosa molto significativa. La mia presenza fisica vuole rimarcare il fatto che una delle cose che ASvis vuole fare, attraverso le centinaia di associazioni ed enti che aderiscono, la vera sfida è la territorializzazione, calare le cose che ci ha ricordato il professor Giovannini nei nostri territori, nelle nostre azioni quotidiane. L'agenda avrà una sua applicazione nella misura in cui saremo capaci di rappresentarla, di viverla, di incarnarla nella nostra quotidianità. Il marchio o la spilletta della nostra associazione non è simbolico: vuol dire incarnare nel quotidiano la nostra visione. Come leva importante, come Asvis, ci siamo dati anche quello: accompagnare le istituzioni in questo processo di cambiamento. Stanno nascendo in giro per l'Italia tante associazioni che si stanno facendo promotori del cambiamento. Questo credo sia un passaggio importante, stiamo cercando di far nascere queste realtà».

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