Il momento magico del cicloturismo – SPECIALE BIKE/1

Speciale bike - Il momento magico del cicloturismo - Interviste con gli esperti - Il turista che pedala e la voglia irrefrenabile di green - Dopo il lock-down la domanda si è impennata

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Il momento magico del cicloturismo - Speciale bike - Interviste con gli esperti
Il turista che pedala e la voglia irrefrenabile di green - Dopo il lock-down la domanda si è impennata

Il punto con l’accompagnatore cicloturistico Giovanni Chiera

Giovanni Chiera al lavoro, alla guida di un gruppo di cicloturisti

Il turismo, quello a pedali, è letteralmente esploso. Tant’è che la prima domenica di luglio era ai livelli della vigilia di Ferragosto. Ancora più, dopo il lockdown, c’è davvero voglia di green, di sentieri, laghi e montagne. E c’è voglia di scoprire quello che si sta guardando e assaggiare ciò che quel territorio offre. Giovanni Chiera, di “Granda Bike Tour” è accompagnatore cicloturistico, e ha visto questo mondo cambiare in modo vertiginoso negli ultimi anni, con l’avvento delle e-bike, le biciclette “a pedalata assistita”. «La figura – ci spiega – è regolamentata dalla legge regionale 33 del 26 novembre 2001. È accompagnatore cicloturistico chi, per professione, accompagna persone in percorsi cicloturistici, fornendo informazioni, illustrando le zone di pregio e i siti di interesse.

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A livello di competenze, deve anche saper offrire l’assistenza tecnica necessaria e competenze di base di primo soccorso. È necessario ovviamente conseguire l’attestato di abilitazione, siamo regolarizzati con l’apposito codice Ateco». Ma l’offerta ormai va ad affiancarsi sempre di più al ruolo del “Bike manager”. «Siamo in espansione, ovvero curiamo anche la parte del noleggio bici (muscolari ed e-bike) e del loro trasporto con lo shuttle. Lavoriamo su che cos’è la formazione di itinerari per Enti pubblici o privati. Sempre di più così si sta andando vicino al mondo dei tour operator. La gente che arriva, giustamente, desidera un servizio a 360°: la bici, l’albergo, il furgone al seguito, con magari il carrellino per i bimbi. Così da non pensare più a nient’altro. Ancora di più in questo periodo, in collaborazione con gli operatori, creiamo proprio dei pacchetti appositi, sfruttando la profonda conoscenza di luoghi e delle nostre strutture ricettive». Il servizio completo vale su tutto, a maggior ragione per quanto riguarda la manutenzione bici («anche a ore strane») dove oltre alla parte di “pedalata” c’è anche quella software. «Il “Bike manager” – prosegue Chiera – crea una formazione stessa per gli operatori del cicloturismo. Si deve pensare anche ai menù “inside tour”, di modo che siano adatti alle pedalate che si vogliono fare. È l’unione di più persone, in una vero team. Ti insegna anche l’“abc” della guida: come muoversi, come frenare e così via».

FAMILY O ADRENALINA?

Assicuraci Bike Polizza CicloturismoL’incremento, dicevamo, è stato notevole sia con il passaggio da bici muscolare e e-bike, sia poi “post” coronavirus. Il turismo è comunque cambiato, nettamente a favore degli italiani. «Per il 90% adesso abbiamo turisti “di prossimità”, per così dire». Tra questi ovviamente le esigenze sono diverse.

«Con il “Family”, ci rivolgiamo a un target abbastanza giovane: marito, moglie e figli. I percorsi sono facili, spesso da mezza giornata. L’ “Adventure” presenta invece itinerari di medio livello, tendenzialmente il target d’età è tra i 40 e i 50. Parti da una vallata e finisci in un’altra, a tappe. Con l’“adrenalinico” le strade sono due. O le piste presenti nei bike park o gli itinerari “tecnici” per pedalatori esperti, con percorsi lunghi tra stazioni di ricarica e notti ai rifugi. Per un’esperienza più “emozionale” e all’avventura, come si suol dire». I posti più gettonati? Sono tanti. «In questo momento la Valcasotto, per vedere il castello (anche solo da fuori) e la stagionatura, assaggiando un bel pezzo di raschera alla fine, la Valle Pesio, i laghi Brignola e Raschera in zona Prato Nevoso. Poi c’è la Monesi-Limone sull’alta via del Sale, tramite il passo del Duca, rientrando su Chiusa Pesio e Pian delle Gorre». Insomma, uno spettacolo. E le bici vanno a ruba.

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Il Piemonte e la sua rete di sentieri da valorizzare: l’arch. Massimo Allamandola ci spiega la gestione di 16.000 chilometri di percorsi

Si chiama bicicletta, ma si può declinare in molti modi. Dall’amabile “Graziella”, ideale per spostamenti in città, all’aggressiva bici da corsa, pronta a macinare chilometri sulle strade di mezza Italia. Da una robusta bici da viaggio, per le trasferte impegnative, a una ruvida mountain bike pronta ad avventurarsi nei sentieri più impervi. Senza dimenticare le bici da downhill o le bmx, per i bikers più spericolati. Ciascuno di questi mezzi ha i suoi percorsi dedicati: a tracciarli può essere la storia, la mano umana di un ingegnere o di un tecnico. Possono essere più antichi o recentissimi, ma ognuno deve avere le sue specificità ed ognuno deve seguire determinate regole ben precise, come ci spiega l’architetto Massimo Allamandola. «Prima di tutto è importante specificare la differenza tra cicloturismo e cicloescursionismo, una differenza fondamentale dal punto di vista tecnico. Il primo fa riferimento a strade asfaltate, primarie e secondarie, a tutto quello che ha a che fare con il concetto di pista ciclabile. Il secondo invece è relativo anche alla rete sentieristica e alle strade sterrate. Poi c’è una terza area, che sono le piste da downhill. Concetti base su cui spesso si fa confusione». I sentieri sono regolati con precisione da una legge regionale, la 12 del 2010, relativa al recupero patrimoniale.

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«In questa legge è compresa la tutela della rete sentieristica piemontese – continua Allamandola –: 16.000 chilometri di sentieri, in cui vanno a confluire vecchie vie di collegamento, mulattiere. Antiche tradizioni da tutelare: su queste strade un tempo passava la totalità delle attività economiche della montagna. L’obiettivo è anche garantire il diritto d’uso, perché un proprietario di terreni non possa, ad esempio, sbarrare un passaggio». La Regione ha previsto un catasto che ha un ruolo centrale, gestito dal settore montagna dell’Ente. Grazie anche i fondi europei si lavora per valorizzare e tutelare questa rete, il più delle volte è un compito complesso perché talvolta questi sentieri non sono accatastati a livello stradale. «A questa legge si aggiunte un regolamento del novembre 2012 che la attua con particolari specifiche tecniche e indirizzi, che approfondiscono la materia. Questo catasto è diventato un vero e proprio database, collegato a un sistema geografico informatico che permette di visualizzarlo a livello piemontese. È diviso per zone e aree con codici univoci per ogni settore. Un lavoro orchestrato insieme al Cai regionale e nazionale, finalizzato alla costituzione finale di un unico grande database per tutta la nazione. C’è anche un accordo per la mappatura su street map, per costituire una mappa geografica libera del mondo». All’interno del documento di attuazione ci sono ulteriori dettagli relativi alle classificazioni degli itinerari, se di alta montagna, di interesse storico culturale, se utilizzabile a piedi o in bici. Elementi importanti anche per la corretta informazione di chi si avventura su quei percorsi. «In caso di incidente su un percorso, la responsabilità primaria è del Comune, ma questo è tutelato dal fatto che chi va sulla rete escursionistica ci va a suo rischio è pericolo: non a caso quando il Cai organizza gite è prevista un’assicurazione.

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Naturalmente occorre verificare che il sentiero non presenti irregolarità di qualche tipo». L’iter per accatastare un nuovo sentiero non è facile: «Quando si fa richiesta per accatastare un nuovo sentiero la Regione ne verifica l’utilità e la storicità – spiega ancora Allamandola – essendoci 16.000 km di sentieri si preferisce valorizzare meglio quelli che ci sono più che inaugurarne di nuovi, quindi è difficile si accetti di accatastare un sentiero tracciato ex-novo. Se un Comune o un Ente ritiene di farlo (il più delle volte sono nuove vie per il downhill) si avvia una procedura di registrazione e accatastamento vagliata dall’ente regionale, con i rilievi tecnici del caso. Se è una richiesta solo di un privato è più difficile si accetti: deve esserci una necessità pubblica reale per rispondere positivamente alla richiesta».

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Conitours: una rete di servizi  per il cicloturismo

Armando Erbì, presidente del Consorzio, evidenzia le risorse a disposizione in Granda,
e la rete informativa per scoprire i percorsi

Armando Erbì

Il cicloturismo, o il ciclo escursionismo (è bene non confondere le due cose), è una vera e propria rete turistica nella rete turistica, grazie anche all’impegno del Consorzio Conitours, che ha fatto la propria parte per coordinare e unire sotto un’unica regia tutte le risorse del territorio, da quelle più esplicitamente dedicate alla bicicletta, in tutte le sue forme (elettrica, tradizionale, da sterrato o da strada) a quelle più apparentemente lontane, come aziende produttrici di eccellenze enogastronomiche e attività del territorio. Sono tutti collegati, nel grande cerchio del sistema cicloturistico, ovvero quella rete invisibile di attività e opportunità per chi viene in provincia di Cuneo in cerca di una vacanza all’insegna del moto, della natura, dell’aria aperta, della genuinità e della tradizione.

«In questi anni uno strutturato gruppo di imprese è entrato a far parte del Consorzio Conitours, sotto il cappello di Cuneo Alps Experience – spiega Armando Erbì, presidente del Consorzio –. Un ventaglio di professionalità che va dalla ricettività alle guide cicloturistiche, dai rivenditori/noleggiatori di E-bike alle aziende di produzioni tipiche ed eccellenze gastronomiche del territorio. Una rete di punti di riferimento per il cliente, a tutto tondo. Conitours ha curato la comunicazione, sia online che su carta, per informare i turisti sulle possibilità disponibili». Il Consorzio ha pubblicato cartine disponibili negli uffici turistici e nelle attività del circuito, con diverse proposte adatte a ogni tipo di escursionista: dal cicloturista al biker, senza contare il disegno dei grandi sentieri, come l’Alta Via del Sale, la Roa Marenca, il Landandè, la Via dei Cannoni, o il Gardetta bike Emotion. Strade bianche, strade di prossimità, le salite del Giro d’Italia… tutte opzioni a disposizione di ogni appassionato di pedali e due ruote. Per avere informazioni sul posto «è sufficiente rivolgersi a noi, in uno dei nostri uffici informazioni, oppure consultare il nostro sito internet, dove è possibile reperire tutte le informazioni. Inoltre a Cuneo, presso l’Atl con cui collaboriamo, si può visitare la bike room, allestita da noi». È utile inoltre ricordare l’iniziativa della Regione Piemonte: «È partito il programma Voucher Vacanze Piemonte: il cliente paga una notte, una notte la offre l’operatore turistico e una notte la offre la Regione. È un importante supporto, per stimolare il turismo».

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