«Io, licenziato a causa del Covid»

Grazie per la collaborazione/lei è stato un preziosissimo/collaborazionista (G. Testa). Storia tragicomica di un licenziamento in pandemia

Un mese e mezzo di Smart Working a mezzo servizio. Finalmente arriva il giorno in cui si torna al lavoro. Ritrovare i colleghi, l’ufficio, l’ambiente familiare. Dopo pochi minuti che si è alla scrivania il capo manda a chiamare. Sarà per i saluti? Sì, quelli estremi però.

Niente di funebre, solo una sobria lettera di licenziamento, che brucia, come un fulmine a ciel sereno, un contratto a tempo indeterminato conquistato con fatica e impegno. «Le stime dicono che non si tornerà ai livelli pre-Covid prima del 2024 – spiega conciliante il capo –, quindi il Consiglio d’amministrazione ha deciso di dimezzare tutti i team». Una brutta sorpresa, esperienza condivisa da tanti lavoratori di tutta Italia ed accaduta anche al protagonista della nostra storia, monregalese impiegato nel settore della finanza che chiameremo Andrea per tutelare la sua privacy. Ha accettato di raccontare i risvolti tragicomici del suo licenziamento.

«Avevo avuto un’avvisaglia in realtà ma non avevo saputo interpretarla nel senso giusto – racconta –: qualche giorno prima di rientrare avevo ricevuto una telefonata del mio diretto superiore. “Volevo salutarti, oggi è il mio ultimo giorno di lavoro”. Lì per lì sono rimasto sorpreso, non che avessimo un grande rapporto, con il senno di poi ho capito il significato di quella telefonata». Nel team di colleghi nessuno si è stracciato le vesti per il siluramento del manager: da solo il malcapitato influiva notevolmente sul monte budget del gruppo. “Se hanno fatto fuori lui – si legge nelle chat private – noi dovremmo essere al sicuro”. Mors tua, vita mea. La realtà si è dimostrata ben diversa. Naturalmente però vige il blocco dei licenziamenti. Allora come è stato possibile allontanare Andrea?

È stato messo davanti a un bivio, come in Matrix. In questo caso la pillola rossa consisteva in: restare formalmente dipendente, prendere la cassa integrazione fino a quando ce ne fosse stata la possibilità, per poi finire licenziati in tronco. Per vedere quant’è profonda la tana del bianconiglio, invece, il dipendente doveva rassegnare le proprie dimissioni volontarie, in cambio di un anno di stipendio (che l’azienda può interamente derubricare alle spese straordinarie e far sparire dalle zone scomode dei propri bilanci) e dell’amorevole assistenza di un’agenzia di cacciatori di teste (i Watussi non c’entrano) per trovare un nuovo impiego (“Com’è umano lei!” cit.). Condizioni di licenziamento nettamente migliori di quelle toccate a tanti altri, tra cui tutti i contratti determinati, semplicemente esauriti, tanto per fare un esempio.

«Poco dopo mi sono recato presso l’ufficio delle Risorse umane, per la risoluzione del rapporto – racconta ancora –: un incontro surreale. C’era questo signore con mascherina e occhiali, e il respiro gli appannava continuamente le lenti. Praticamente parlavo con un muro di nebbia, non vedevo né gli occhi né la bocca di questa persona. La ciliegina sulla torta è stata la giovane assistente che, in un momento di assenza del principale, con la faccia più innocente del mondo mi ha chiesto dove sarei andato di bello in vacanza in estate».

Ultima scena della tragicommedia, l’incontro finale alla presenza dei sindacati: la signora che conduce l’incontro esordisce con: «Allora dottore da giovedì prossimo, tra virgolette, non farà più parte del nostro gruppo». «Perché tra virgolette?». Arrossisce: «Mah così, pareva brutto… Ma passiamo alla lettura del contratto». Segue la lettura integrale del testo degli articoli. Con una piccola dimenticanza. «Scusi, ma l’articolo sulla buonuscita non lo leggiamo?» «Ah già è vero mi scusi». «Il sindacalista che mi supportava in videoconferenza è stato molto utile – conclude Andrea – quando è riuscito a capire come togliere il muto dal microfono». Una settimana dopo, l’ultimo giorno di lavoro, con il saluto ai colleghi. «Avremmo dovuto fare pranzo insieme, per salutarci, ma mi è arrivato un messaggio. “Un meeting improvviso, mi dispiace! Cordiali saluti”».

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