Il “valore” dell’inchiesta. Ne parlano Emiliano Fittipaldi, che è il vicedirettore di “Domani” – il nuovo quotidiano lanciato da De Benedetti –, il celebre volto televisivo di "Piazza Pulita" Corrado Formigli, il giornalista e conduttore televisivo Rai Domenico Iannacone con Annalisa Bruchi giornalista televisiva, conduttrice di “Kronos”.
Sul palco di Dogliani per il Festival dei nuovi Media c’è un gran bella rappresentanza del genere del giornalismo d'inchiesta. Quello con la “G” maiuscola, ma che ora un po’ latita. Col digitale viene da pensare che sia più facile, si sposta meno, quasi con minor fatica. Corrado Formigli oltre che essere autore di grandi reportage (inviato di guerra per 20 anni, primo giornalista a documentare l’Isis in Siria) è anche frontman e non usa gira di parole. “Costa molto, sono pochi gli investimenti in Italia. Viene visto come una scomodità nello show business. Una puntata di “60 minutes” in inglese viene venduta in tutto il mondo, sono una potenza. Vedevo fuoristrada ed elicotteri”.
“Oggi, purtroppo, a parte alcune lodevoli eccezioni, i programmi di pura inchiesta non ci sono. Noi facciamo questa “impresa impossibile”. I nostri politici, poi, non sopportano il filmato”. E racconta: “Seguendo l’Isis nell’ottobre ’17, su Al Jazeera e Cbs c’erano le dirette della controffensiva irachena di Mosul. Andavano in live sui social, con le emoticon. Era una narrazione che la dava vinta all’Isis. Aveva smaterializzato la morte, in un rito quasi cinematografico. L’inviato di guerra deve sentire l’odore orribile, essere lì in prima linea, rischiare per dare il valore all’orrendo. Altrimenti si sceglie di fare, legittimamente, un altro lavoro".
Domenico Iannocone spiega il suo modo di fare inchiesta “morale”. “Dissi che volevo rallentare, in un momento in cui i voltapagine del talk andavano tantissimo. La gente ha amato i “Dieci comandanti”, era qualcosa di diverso astruso dalla tv”.
Emiliano Fittipaldi ha scoperchiato con i suoi best seller gli scandali economici del potere. "I costi sono molto più alti del giornalismo cotto e mangiato, che riempie ormai i media. I giornalisti d'inchiesta devono controllare che il potere dica la verità. È difficile in Italia, non c'è una linea di tradizione. Spesso non bastano le fonti autorevoli, servono le foto, i documenti. E non ci sono leggi adeguate per le querele cautelari, che è il modo con cui il potere si difende". E dà un'anticipazione sulla prossima inchiesta su "Domani": "Diciamo che un Matteo non sarà contento...".
Ancora Formigli: "Noi lavoriamo per chi ci guarda. A chi rispondiamo? A volte serve anche andare contro chi ci paga, chi ci tutela. Nel momento del coronavirus entrare negli ospedali, come abbiamo fatto a Cremona, era qualcosa che andava visto.