É scontro aperto tra il governatore Cirio e l'Ufficio scolastico regionale dopo l'ordinanza della Regione Piemonte, giunta ieri, che introduce per le scuole un «obbligo di verifica» sulla temperatura degli studenti all'ingresso qualora manchi l'autocertificazione. «Iniziativa tardiva ed impropria», l'ha definita senza giri di parole Fabrizio Manca, direttore generale Usr Piemonte. «Si decide, senza valutarne gli impatti, di cambiare le regole dettate dal Governo. Le linee guida nazionali hanno affidato alle famiglie la misurazione della temperatura senza ulteriori oneri: insomma, verrebbe da dire che lo Stato ha fiducia e crede nella responsabilità genitoriale, la nostra Regione evidentemente no». Il problema è di carattere temporale: modificare il gioco in corsa, a soli quattro giorni dall'inizio delle lezioni, senza considerare che i presidi «dovranno considerare il tempo della misurazione e del controllo delle autocertificazioni». C'è chi già si era organizzato, a livello di personale, con ingressi sparsi e scaglionati e deve rimodulare tutto.
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Questa la replica che giunge da Palazzo Lascaris. «Da settimane il presidente Cirio chiede al Governo che la febbre venga misurata a scuola e, da settimane, ripete che se non fossero intervenuti da Roma lo avrebbe fatto lui con una ordinanza. Voleva già formalizzarlo un mese fa, ma l’Usr ha chiesto alla Regione di attendere l’indicazione nazionale. Per rispetto istituzionale lui l’ha fatto, ma non accetta che ora si accusi la Regione di un ritardo. Perché dopo mesi per prepararsi, in cui l’unica priorità doveva essere la ripartenza dell’anno scolastico, le linee guida nazionali sono arrivate solo alla fine di agosto».
Il presidente aggiunge che «per tutta l’estate i nostri dirigenti scolastici e i nostri sindaci hanno lavorato ininterrottamente per inventare soluzioni che nessuno aveva indicato loro. Si sono improvvisati geometri e ingegneri. Ora mancano quattro giorni all’inizio della scuola e non c’è ancora certezza sugli insegnanti che servono per completare l’organico, sui banchi, sulle mascherine chirurgiche che il Governo ha previsto che le scuole consegnino tutte le mattine».
«Non chiediamo la luna»
«La Regione Piemonte ha anche stanziato 500 mila euro per aiutare le sue scuole a comprare termometri e termoscanner che sarebbe stato compito del Ministero far avere ai territori». E Cirio va al contrattacco: «Se c’è qualcuno di “tardivo” non è certo la Regione e trova assurdo che, nel mezzo di una pandemia che ha messo in ginocchio il mondo intero, si stia a discutere della richiesta di controllare ogni giorno che la temperatura venga indicata sul diario, oppure su un foglio, sul registro elettronico, in una chat di classe o con qualsiasi altro mezzo comodo e facile scelto dalla scuola. Non si sta chiedendo la luna, visto che in gioco c’è la salute dei nostri figli e dei loro nonni, che sono le persone con cui trascorrono molto del loro tempo. In un Paese normale la temperatura la rileverebbe la scuola all’ingresso, come stanno facendo da mesi gli uffici pubblici e le aziende».