Lunedì si ritorna a scuola. Bambini e ragazzi torneranno tra i banchi, professori torneranno sulle cattedre. Un evento che quest’anno ricopre un’importanza e un peso del tutto particolare. Da sei mesi le aule delle scuole sono deserte. Da marzo infatti, da quando il Covid 19 è piombato improvvisamente sulla vita di tutti, stravolgendola, le scuole si sono fermate, costringendo professori ed alunni a ricorrere alla tecnologia, ad ogni mezzo di comunicazione possibile, per poter proseguire la formazione e non accumulare ritardi dannosi per la preparazione dei ragazzi. Il 14 settembre è la data decisiva in cui questo spazio fondamentale per la formazione sarà restituito ai suoi protagonisti. Le incognite che pesano su quest’anno scolastico tuttavia sono tante e altrettante saranno le cose di cui si dovrà fare a meno, per la sicurezza di tutti. Così l’impressione di chi riprende la propria cartella in mano per tornare all’ingresso dell’Istituto è di doversi rassegnare a una scuola caratterizzata dall’assenza, dalla mancanza. Una scuola senza contatti, senza compagni di banco, senza fotocopie, senza sussurri all’orecchio, abbracci, pacche sulle spalle. Senza matite o biro prestate e mai più restituite, senza gessetti alla lavagna, senza tè mandati a prendere alla macchinetta, senza ricreazione e assembramenti nell’intervallo. Senza gite, senza spontaneità, senza libertà. Dal 14 settembre il mondo della scuola affronterà la sua prova più difficile: l’inquietudine è inevitabilmente tanta, e la responsabilità sulle spalle di tutti è immensa, genitori, ragazzi, professori. A dispetto di tutto, l’anima della scuola sta nel contatto, nello scambio continuo di spunti, nozioni, riflessioni, ma anche sentimenti e relazioni. Un patrimonio culturale e umano che è alla base di tutto, mantiene le lezioni vivaci e partecipate, tiene vivo il cervello. Soprattutto fa crescere: il confronto generazionale tra insegnanti e ragazzi, il rapporto e le dinamiche che si formano all’interno delle classi tra singoli compagni sono indubitabilmente il banco di prova su cui si forgia una parte importante del carattere e del vissuto dei cittadini di domani. Ecco perché il prezzo da pagare, in caso di fallimento, potrebbe essere alto. La generazione del Covid 19 si porterà dietro indelebile il ricordo di questo strano periodo, e sarà la prima a doversi confrontare con modelli scolastici e di vita che, probabilmente, non ci abbandoneranno più anche quando la battaglia con il virus sarà vinta. La grande sfida di quest’anno sarà impedire che alla scuola, privata di tante cose, non finisca svuotata anche di senso. La scuola senza dovrà dimostrarsi comunque migliore di un’alternativa senza scuola.
Scuola Senza, Senza Scuola
14 settembre, riparte il nuovo anno scolastico, mai così ricco di incognite. Cosa resta della scuola dopo il disastro Covid?