Per tutti i chitarristi era il tapping. Non l'aveva inventato lui, basta mettere sul piatto un disco dei Genesis per sentirne una versione più rudimentale suonata dal geniale Hackett. Eddie Van Halen tuttavia aveva perfezionato quella tecnica fino a farla sua, fino a farla diventare uno dei suoi marchi di fabbrica.
Per tutti era il guitar hero per eccellenza degli anni ottanta. Vulcanico, trascinante, con quel tocco glam nel look, insieme al fratello Alex aveva fondato i Van Halen alla fine degli anni Settanta, una band diventata tra le più iconiche di quegli anni.
Il riff iniziale di "Jump", insieme a quello di "The Final Countdown" degli Europe è sicuramente il più riconoscibile intro di sintetizzatore di tutti i tempi.
"Eruption", assolo che compare sul disco d'esordio dei Van Halen, è una testimonianza del suo chitarrismo generoso, creativo, e del suo suono potente e corposo, unico. La sua chitarria, soprannominata "Frankeinstrat" l'aveva assemblata usando pezzi di vari strumenti: puntava a un suono che unisse le caratteristiche migliori dei due marchi più noti del rock, Gibson e Fender. Riuscì nell'intento di ottenere una sonorità unica, originale, immediatamente riconoscibile.
Eddie Van Halen se n'è andato ieri, a 65 anni, a Santa Monica, vinto infine da una malattia che lo affliggeva da tempo.
Una grave perdita per il mondo della musica e per tanti appassionati ascoltatori.
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