Il 21 ottobre al cinema il film di Alice Filippi: "Sul più bello". «Racconto come affrontare la malattia con la forza della positività»
Quanto è difficile sorridere nella malattia? E quanto è difficile parlarne, rischiando di offendere il dolore di chi ci vive attraverso? La risposta pare ovvia: tanto. Ma si può fare. Ed è attraverso la storia di Marta, ragazza con un male incurabile ma col sole dentro, che Alice Filippi esordisce sul grande schermo. Il 21 ottobre arriva al cinema “Sul più bello”, lungometraggio d’esordio della regista monregalese. «Una storia amara – dice lei – che però sa far sorridere con la sua positività».
Una pellicola, prodotta da Eagle Pictures, che per giunta ha dovuto fare i conti con l’esplosione dell’emergenza Covid-19 e poi col lockdown. Ne abbiamo parlato con la regista, disponibilissima a una lunga chiacchierata.
Alice, che storia racconti nel tuo film “Sul più bello”?
Il genere si definisce “dramedy”, una via di mezzo fra il drammatico e la commedia. È la storia di una ragazza di nome Marta, a cui la vita non ha davvero regalato nulla: è orfana e lotta con una malattia degenerativa e incurabile. Ma ha uno spirito positivo e una solarità che la sprona ad andare avanti. Lei sa di non essere “attraente”, ma vuole trovare un ragazzo che le faccia battere il cuore.
E poi?
E poi… basta. Niente spoiler.
Il soggetto del film ha la tua firma?
No, il soggetto è di Roberto Proia e Michela Straniero, adattato dall’omonimo libro di Eleonora Gaggero. Cercavano una regista: io mi sono proposta, e sono stata scelta. Il colloquio con loro è avvenuto lo scorso dicembre.
Come li hai convinti ad affidare a te, esordiente nei lungometraggi, la regia?
Gli è piaciuta l’idea che avevo per mettere in forma la pellicola: un film che sapesse comunicare positività in una storia drammatica attraverso un accurato uso dei colori e dei dettagli. Gli ambienti come la camera di Marta, il suo carattere frizzantino, i suoi abiti dai toni “pop”: mi sono ispirata a pellicole come “Little Miss Sunshine” o “Juno” per mettere in scena certe emozioni e trasmettere positività. Una positività che contrastasse con le scene più tristi, ovviamente molto diverse come toni e ambienti.
Che effetto ti ha fatto dover trattare il tema della malattia, proprio a cavallo dell’emergenza Covid-19? Difficilmente potevi immaginarti di girare il film in questo clima, no?
Non lo avrei mai immaginato. Ma avevo già dovuto fare i conti, diciamo così, con questi temi, dal momento che mio marito ha passato diversi mesi in ospedale a seguito di un incidente. Lì ho scoperto cosa significa trovare, nella positività, la forza per andare avanti. Ho capito ancora meglio quanto sia forte Marta, la protagonista del film.
È stato difficile per l’attrice protagonista?
Abbiamo lavorato molto su questo aspetto, confrontandoci anche con personale medico per capire come affrontare il tema. L’attrice è la giovanissima Ludovica Francesconi, ha 22 anni ed è stata bravissima. È al suo esordio sul grande schermo, ma è stata perfetta nella parte. Al casting, appena l’ho vista, ho capito che lei era la scelta giusta per Marta.
Mi hai detto che sei stata selezionata a dicembre dalla Eeagle, come regista. Hai incominciato a girare a marzo… e poi tutto si è fermato per l’emergenza Covid. Che impatto ha avuto il lockdown sulle riprese?
È stato strano. Questo è il mio primo lungometraggio, e l’ho dovuto girare in una fase mai vista prima. Le riprese, che si sono svolte tutte a Torino, sono cominciate a inizio marzo e si sono interrotte due giorni dopo. Abbiamo potuto ricominciare solo a metà giugno, sapendo di avere la scadenza dopo appena un mese.
E come avete fatto?
Abbiamo stravolto i tempi. Durante il lockdown ci siamo dedicati alla colonna sonora, portandoci avanti su ciò che potevamo. E quando abbiamo ricominciato a girare, è stato come ritrovarci per un secondo film: ma la troupe era affiatatissima, c’era un bellissimo clima fra di noi. Eravamo motivati e affiatati. Abbiamo lavorato sodo e ce l’abbiamo fatta.
Ce l’avete fatta… e vi trovate a essere uno dei primi film in uscita nelle sale riaperte, con molti blockbuster rinviati al 2021. Pensi sarà un vantaggio?
Potrebbe esserlo. La Eagle è una casa che fa principalmente distribuzione, volevano assolutamente uscire nelle sale e non erano interessati a far debuttare il film sulle piattaforme streaming. Penso che “Sul più bello” sia una pellicola che ha qualcosa da dire, soprattutto oggi. È un film che sprona a vedere le cose col sorriso. E credo che in questa fase abbiamo bisogno di messaggi di questo tipo. È un film per ragazzi che parla anche agli adulti: una bella storia, che ci insegna a cercare il lato positivo anche quando affrontiamo delle difficoltà. L’ho sperimentato io stessa.
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