di LAPIS
La scuola è ricominciata, felice di lasciarsi alle spalle l’esperienza di didattica a distanza (da tutti mal tollerata) ed entusiasta di tornare alla lezione in aula, che mai come adesso è sembrata bella tanto ad allievi che a professori. Si sapeva fin dall’inizio che lo spettro del Covid avrebbe scandito le nostre giornate come una spada di Damocle, e infatti, la scuola si è attrezzata per controllare e ridurre il rischio di contagio. Ma era prevedibile che non si sarebbe scampata l’eventualità anche di un solo caso, magari sparuto, asintomatico, ma in grado di innescare una interminabile catena di effetti collaterali e circostanze inaspettate. Il fatto positivo è che un singolo caso non abbia comportato un vero e proprio lockdown di primaverile memoria, bensì uno stop limitato alla classe direttamente coinvolta dalla possibile esposizione al contagio. Il caso ha voluto, però, che da questa classe il blocco si estendesse a un’altra classe, lavorando le due classi costantemente a gruppi aperti. Ma la macchia d’olio si è estesa ancora: tutti gli insegnanti della classe hanno avuto la nomination per il tampone e conseguente isolamento fino al risultato dello stesso. L’ effetto immediato diretto è stata la mattinata trascorsa al drive in ospedaliero; quello indiretto che con 15 professori assenti, un intero corso restasse inevitabilmente paralizzato. Ed ecco un altro colpo dell’effetto domino: altre quattro classi costrette a stare a casa, non perché anche esse candidate a tamponi, annessi e connessi, ma semplicemente perché a scuola non avrebbero avuto gli insegnanti, che, una volta terminata la mattinata al drive in, si sarebbero ritirati nelle loro stanze. E qui arriva la parte inedita del semi lockdown: la didattica a distanza mista. L’insegnante in ritiro domestico ha potuto fare lezione collegandosi con la classe in aula, comparendo in gigantografia sulla lavagna multimediale, come un grande fratello orwelliano in una nuova interpretazione: gli studenti ti vedono (in tutto lo splendore del tuo primo piano), ma tu non vedi loro. Prodigi della tecnica. Peccato che questa modalità, figlia della tecnologia e della modernità ci costringa paradossalmente a fare un inedito e strepitoso passo indietro proprio nella didattica: addio a lezioni dialogate, giochi di ruolo, lavori a coppie, a gruppi, drammatizzazione. E’ il trionfo della lezione frontale, che, se fatta bene, è sempre amata e apprezzata, intendiamoci. Ma al momento attuale ci resta solo lei, da sola, a un metro e mezzo di distanza.