«Il nuovo Dpcm è una condanna a morte per i locali pubblici». Questa sera la protesta delle luci accese

Dal Buono, direttore generale Confesercenti della provincia Granda: «Chiediamo sostegni concreti e rapidi»

«Con il nuovo Dpcm i pubblici esercizi sono stati condannati a morte. La rabbia e la preoccupazione dei commercianti è tangibile, tanto che ormai si teme di più di morire di fame che non di Covid-19. La chiusura di bar e ristoranti alle 18 è insensata, assurda. Tra l’altro si penalizza un settore che in questi mesi ha speso di tasca propria per rispettare i protocolli e per mettere i locali in totale sicurezza». È un commento molto duro, quello che il direttore generale Confesercenti della provincia di Cuneo, Nadia Dal Bono esprime nei confronti del nuovo Dpcm che penalizza in maniera pesante il settore commerciale.

«Non possiamo sopportare gli oneri di un’altra chiusura: se non ci sono interventi economici seri e immediati, queste categorie saranno annientate – prosegue il direttore Dal Bono -. Chi rispetta le regole e si è adeguato alle nuove disposizione nate dall’emergenza sanitaria, ha il diritto di continuare a lavorare. È troppo facile obbligare alla chiusura e penalizzare sempre le stesse categorie, molto più difficile è stilare un piano di regole certe e chiare, colpendo chi non le rispetta. Tutelare la salute è fondamentale, ma senza bloccare l’economia di un Paese. Non siamo di quelli che dicono che il Coronavirus non esiste, ma certo non si può non vedere in questo mini lockdown - che di fatto è un lockdown totale mascherato - un fallimento della classe politica».

«Confesercenti chiede interventi rapidi ed efficaci, come ristoro a fondo perduto, proroga del credito d’imposta sulle locazioni, blocco degli sfratti, cassa integrazione, sospensione della tassa di occupazione del suolo pubblico e della tassa rifiuti. Per far sentire la nostra voce e la nostra preoccupazione, questa sera - lunedì 26 ottobre - Confesercenti chiederà ai pubblici esercizi di rimanere con saracinesche alzate e luci accese in segno di protesta contro questo provvedimento. Una protesta composta e civile contro chi intende rubarci anche la dignità».

 

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