L’ultimo caso è il successo di Cobra Kai (2020), che riprende un grande classico degli anni ’80, Karate Kid, e lo rovescia. Il presunto cattivo, Johnny Lawrence, diventa un personaggio positivo, mentre Danny LaRusso, l’eroe, viene presentato sotto una luce più negativa. Tutto parte in questo caso, sorprendentemente, da una scena minore di “How I Met Your Mother”, notevole telefilm anni 2000, in cui già si ribaltavano ironicamente i ruoli del film. Ma è una tendenza diffusa nella fiction contemporanea, per certi versi un addentellato dell’imperante nostalgia canaglia per gli anni ’80: se proprio bisogna citarli, almeno rovesciamoli. È quanto fa la Disney con Maleficent e altre opere oppure un film come Joker sul mito di Batman (specie quello ri-creato nel 1986 da Frank Miller, con il suo “Dark Knight). In fondo è un gioco vecchio (anche se non vecchissimo): se escludiamo i rovesciamenti parodistici – con i quali torneremmo indietro fino alla Batracomiomachia – è un classico del ‘900, conseguenza più o meno indiretta del relativismo in campo morale, se dovessimo trovare una motivazione filosofica. Il modello è forse l’Asterione (1947) di Borges, che ribalta il mito del Minotauro, mentre nella fantascienza si ricorda “Sentinella” (1953) di Brown, modello di molti altri rovesciamenti di prospettiva. Ma già Asimov coi suoi robot – da “Robbie”, 1939 – aveva ribaltato l’idea classica della “macchina ribelle”, il “Complesso di Frankenstein” come lui lo definiva. Prima ancora, se vogliamo, viene un horror come “Freaks” (1931) di Browning, in cui “i veri mostri sono i normali”: una poetica abbondantemente ripresa, negli anni ’80, dal Dylan Dog di Tiziano Sclavi. Se vogliamo, questo “mostro patetico” c’è già nel romanticismo, dal Quasimodo di Hugo al Mostro di Frankenstein di Mary Shelley. Anche l’illuminismo giocava spesso su un ribaltamento di prospettiva, dove i presunti incivili avevano uno sguardo lucido e disincantato sulla società occidentale, come nelle “Lettere persiane” (1721) di Montesquieu: e forse qui va trovata l’origine di questo rovesciamento (il Barocco, se in parte lo praticava, lo faceva solitamente per puro divertissement). Anche se, a volte, possiamo sentire la nostalgia di quel sano, vecchio manicheismo, dove i ruoli di white hat e black hat sono rigidamente codificati, come nel più classico dei western, il cambiamento di prospettiva a volte può offrirci punti di vista inaspettati.
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