«Natale sarà la data di non ritorno: un terzo delle imprese femminili rischia di non riaprire». Si occupano di ristorazione, hanno pulitintolavanderie, gestiscono saloni di estetica, sono parrucchiere, sarte, stiliste, lavorano nei settori ad altissimo profilo artistico, sono sempre più giovani, istruite, innovative e hi tech e si espandono anche nei settori tradizionalmente maschili.
L'esercito femminile di imprenditrici rosa che in Piemonte conta 31.995 donne, è stato messo a dura prova dall'emergenza sanitaria, in quanto il 65% delle imprese artigiane femminili opera proprio nei settori più esposti alla “crisi Coronavirus”.
Secondo uno studio di Confartigianato, questa seconda ondata di emergenza sanitaria mette in forse un terzo delle imprese rosa, che rischiano di chiudere definitivamente la serranda entro fine anno.
«Moltissime imprese artigiane guidate da donne sono legate, direttamente o indirettamente alla celebrazione di eventi, alla filiera dei matrimoni, alla ristorazione – commenta Daniela Biolatto, presidente di Donne Impresa di Confartigianato Piemonte –: penso alle sartorie, alle stiliste, ai wedding planner, ma anche a tutto il circuito dell'estetica. Il nuovo divieto di organizzare i festeggiamenti ha creato seri problemi a tutto il settore eventi. Purtroppo, il Natale potrebbe rappresentare una data di non ritorno per molte imprese “rosa”. Infatti se non si riuscisse a recuperare le perdite e il mancato fatturato di questi mesi, un terzo delle imprese non riuscirà a vedere la luce del nuovo anno».
In Piemonte a trainare il lavoro indipendente femminile sono le 16.796 titolari di imprese individuali artigiane (dato relativo al II trimestre 2019). Insieme a socie e collaboratrici costituiscono in Piemonte un piccolo esercito di 31.995 donne d'impresa, mentre in Lombardia sono (66.763), in Emilia Romagna (36.757) ed in Veneto (36.991).
Nelle province piemontesi dopo Torino con 15.769 imprenditrici, troviamo Cuneo (4.935), Alessandria (3.203), Novara (2.732), Asti (1547), Biella (1.409), Vercelli (1.256) e Verbania (1.144).
In Piemonte le attività guidate da giovani donne under 35 sono 11.149, pari all'11,5% del totale delle imprese femminili. Guida la classifica provinciale Torino con 5.831, segue Cuneo con 1.789, Alessandria con 942, Novara con 904, Asti con 546, Vercelli con 455, Biella e Verbano con 341.
«Natale sarà la data di non ritorno: un terzo delle imprese femminili rischia di non riaprire»
«L'imprenditoria femminile – continua Biolatto – crea opportunità di lavoro e contribuisce ad implementare la ripresa economica ma è messa sotto scacco da un'emergenza sanitaria che colpisce prevalentemente i settori maggiormente esposti alla crisi. Uno scenario per l'imprenditoria rosa che preoccupa particolarmente e che deve trovare adeguate misure di sostegno. Oggi le imprenditrici oltre a subire i contraccolpi di una crisi di portata epocale, devono dividersi tra lavoro, impegni familiari e scolastici, seguendo i figli anche nella didattica a distanza. Crediamo che oggi, più che mai, sia prioritario considerare le esigenze di conciliazione vita-lavoro, che toccano in modo particolare le donne. Questa emergenza ci sta mettendo a dura prova, urge sostenere le imprenditrici ponendo al centro dell'agenda politica le esigenze delle donne e le tematiche della conciliazione, ponendo la persona al centro del dibattito. Considerato che le Donne Imprenditrici, lavoratrici autonome con partita IVA, contribuiscono concretamente allo sviluppo all'economia, diventa prioritario che le strutture comunali di sostegno alla Conciliazione lavoro e famiglia (asili, doposcuola, ecc.), tengano conto delle stesse imprenditrici ai fini dell'inserimento nelle graduatorie».
Tutto ciò si riflette sull'occupazione femminile e sulle condizioni per conciliare lavoro e famiglia: Confartigianato Imprese rileva infatti che l'Italia è all'ultimo posto in Europa per il tasso di occupazione femminile: 49,5% a fronte di una media del 63,3% nell'UE a 28.
Per supplire alle carenze dei servizi pubblici, le donne si caricano di una notevole mole di impegni, tra cura della famiglia e attività domestiche, cui dedicano in media 3 ore e 45 minuti al giorno di lavoro non retribuito, pari ad un valore complessivo annuo di 100,2 miliardi di euro, di cui 18,5 miliardi attribuibile alle imprenditrici e 81,7 miliardi alle lavoratrici dipendenti. Il valore del lavoro non retribuito delle lavoratrici artigiane autonome è pari a 3,7 miliardi.
«Occorrono misure dedicate a sostegno delle madri imprenditrici – continua Biolatto – per aiutarle a conciliare lavoro e famiglia, e più in generale va sostenuta la partecipazione femminile all'imprenditoria, incentivando la creazione di micro e piccole imprese e sostenendone la competitività e l'accesso al credito».
«È prioritario infine – conclude Biolatto – realizzare una riforma strutturale per la defiscalizzazione contributiva sostenuta dalle imprese nel periodo di maternità delle donne, al fine di ostacolare qualsiasi firma di disincentivo in termini di costo economico all'assunzione di personale femminile».
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