A processo per bancarotta fraudolenta due imprenditori coinvolti nei lavori sull’A6 a Mondovì e Carrù

La vicenda riguarda il crac della Coestram. Gli imputati, tra cui il sindaco di Massimino, sono accusati di aver distratto 330mila euro dai fondi della società

La galleria Gay di Monti, sulla Torino-Savona

(a.c.) – Concorso in bancarotta fraudolenta. È questa l’accusa per cui sono finiti a processo il cuneese Massimo Paoletta (sindaco di Massimino, in provincia di Savona) e il torinese Giovanni Silvio Anello. Il procedimento prende origine dal crac della Coestram srl, la cooperativa erede della Negro snc attiva nel settore escavazioni. I due imprenditori sono accusati d’aver agito d’intesa con l’amministratore della Coestram per occultare e dissipare i beni della società utilizzando mezzi e personale provenienti dall’azienda fossanese Negro Escavatori, che era stata posta in liquidazione coatta amministrativa nel gennaio 2012. I titolari, i cugini Guido e Marcello Negro, avevano cercato di mettersi al riparo dalle conseguenze del fallimento trasformando la snc originaria in una società cooperativa denominata Coestram. In seguito, hanno patteggiato la condanna a un anno e sei mesi per questa vicenda, mentre il commercialista che li seguiva è stato assolto in un diverso procedimento.

Secondo le ipotesi avanzate della Procura, Paoletta e Anello, titolari uno della Sistemi e Tecnologie per l’Ambiente di Bagnasco e l’altro della Tekno Green con sede a Torino, sarebbero intervenuti pochi mesi prima che anche la cooperativa nata sulle ceneri della Negro venisse dichiarata insolvente. L’attività di distrazione dei fondi si sarebbe concretizzata nella contabilizzazione di fatture per lavori e servizi estranei all’ambito imprenditoriale. In aggiunta, i due imprenditori avrebbero stipulato illeciti contratti di subappalto per dirottare a beneficio delle proprie aziende i pagamenti effettuati dalla società Autostrade alla Coestram nell’ambito di alcuni lavori stradali sulla Torino-Savona (galleria Gay di Monti a Mondovì e un altro sul viadotto Mondalavia, nel territorio di Carrù).

La presunta attività distrattiva, nel complesso, avrebbe fruttato oltre 120mila euro di indebiti compensi in capo alla Tekno Green e 210mila euro per la Sistemi e Tecnologie per l’ambiente. Nel corso dell’ultima udienza i giudici hanno ascoltato le deposizioni dell’ex commercialista della Negro e di alcuni dipendenti della Coestram impegnati nei due cantieri monregalesi. Questi ultimi, al pari dei quattro operai ascoltati in precedenza, hanno negato di essere a conoscenza del fatto che sui cantieri operassero anche lavoratori di ditte diverse dalla stessa Coestram. Il processo è stato aggiornato al 22 settembre 2021 per ascoltare altri testimoni.

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