«La nostra autonomia è compromessa», la protesta degli allevatori all’Anaborapi di Carrù

Un centinaio i presenti, ricevuti dal presidente Giordano e dal direttore Quaglino. Si chiede "L'immediata fuoriuscita della Federazione", trasparenza e autonomia. Anaborapi: "Proponiamo un tavolo condiviso e ascoltiamo attentamente"

«Vogliamo restaurare l'indipendenza e l'autonomia, che per 60 anni hanno reso gloriosa la storia di Anaborapi: via subito dalla Federazione, che compromette l'accesso ai finanziamenti del Ministero. Chiediamo semplicemente di essere padroni a casa nostra». Un centinaio gli allevatori che si sono radunati questa mattina a Carrù nel giorno della riunione in sede Cda dell'Anaborapi. Tanta la rabbia, in un momento molto delicato per l'intero settore come già anticipato la scorsa settimana quando sullo stesso luogo (in via Trinità) gli allevatori della Piemontese erano venuti a manifestare e chiedere chiarimenti alla Coalvi.

I manifestanti hanno sottoscritto e presentato le loro istanze in una lettera. Guido Groppo arriva da Sommariva Bosco: «Son due anni che chiediamo che avvengano riunioni per informare gli allevatori su quello che sta accadendo a casa nostra e ciò spesso è stato disatteso. Invochiamo fermamente la fuoriuscita dalla Federazione, per niente condivisa ma "calata" dall'alto da Aia. Essenzialmente, è un impianto per annientare la legge 52 voluta dal Ministero per rendere noi più protagonisti a casa nostra. Vogliamo il ristabilimento dei rapporti preesistenti col Ministero, sono sempre stati ottimi e oggi vengono compromessi. Non da ultimo, la mancata risposta al rappresentante ministeriale: il Ministero è l'ente che finanzia i bandi e il libro geneaologico, non dimentichiamolo. E non si cerchino scorciatoie».

Sul piazzale sono intervenuti il direttore Anaborapi Andrea Quaglino e il presidente (e allevatore) Renato Giordano. Tante le critiche, dai toni molti accesi, in un periodo dove i prezzi sono crollati, e la Piemontese, razza d'eccellenza con costi più alti, ne paga le conseguenze più dure. «Le quote Anaborapi invece sono aumentate: 1,5 a 3 euro. Siamo disposti a pagare, ma non per farle finire a Roma!», attaccano gli allevatori presenti, che sono arrivati a invocare anche le dimissioni del presidente. Così Renato Giordano: «Ci facciamo del male dal soli. L'Anaborapi fa il suo lavoro, che è quello di selezionare. Le problematiche che avete sollevato le conosco benissimo, anche la mia azienda sta patendo non poco questo pesante momento ». Il direttore Quaglino ha proposto di fissare un appuntamento con alcuni delegati: «Ci mettiamo attorno un tavolo, così da ascoltare e approfondire ogni aspetto. L'aumento delle quote è dovuto alla drastica diminuzione di fondi governativi, purtroppo manca quel denaro pubblico».

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