Proprio in questi giorni, gli scavi condotti anche durante il lockdown in una zona ancora “da esplorare” della necropoli di Pompei, hanno fatto emergere rivelazioni sensazionali. Gli studiosi hanno infatti riportato alla luce un antico Termopolio ancora intatto, una sorta di “banco alimentari” che serviva anche pietanze, tipo i moderni “street food”, particolarmente amato dai cittadini della colonia romana. Tutto è rimasto com’era al momento dell’eruzione del Vesuvio: conservati i colori delle decorazioni, le pentole e il pavimento intarsiato di marmi policromi e sono stati rinvenuti anche i resti di due uomini. Guardando le fotografie scattate dagli addetti ai lavori, un particolare salta subito all’occhio. Sul fronte del bancone “ad elle” sono presenti alcuni bellissimi dipinti, si riconoscono chiaramente due oche appese a testa in giù, ma a catturare l’attenzione sono soprattutto i colori lucenti con i quali è riprodotto un gallo. L’animale, come forma e colorazione, ricorda senza dubbio i nostri famosi “Capponi di Morozzo”. Da qui viene spontaneo l’accostamento: che le pregiate carni del volatile morozzese fossero già conosciute ed apprezzate duemila anni fa? Tutto è possibile, intanto ci godiamo questo suggestivo parallelismo Morozzo-Pompei, con il sindaco Mauro Fissore che commenta scherzosamente: «Ecco la “nostrana di Morozzo”, già a Pompei prima dell’eruzione».
Dai nuovi scavi a Pompei viene alla luce… un Cappone di Morozzo?
Gli studiosi hanno appena riportato alla luce un Termopolio, una sorta di banco da “street food” dell’epoca. Sul fronte del bancone spicca un gallo molto simile, per colori e forma, al pregiato volatile morozzese