«Noi saremo tra quelli venerdì aprono. Apriremo, non ci sarà nessuno. Rischieremo quello che ci sarà da rischiare. Pazienza». Paolo Sappa, il presidente dei commercianti di Garessio lo annuncia in mezzo ai suoi vitelli e alle vacche di razza Piemontese. E quel bue grasso «che doveva andare alla Fiera di Carrù, ma il prezzo è crollato perché pare che con la pandemia la gente non mangi più carne. Tutte storie».
AGGIORNAMENTO: A Garessio sospesa la protesta pacifica #ioapro del 15 gennaio
La sua attività, l’agriturismo “Ca’ del Duduro”, è una di quelle che aderisce alla manifestazione di protesta “io apro 1501” che si sta diffondendo sul web anche, in casi circoscritti, nelle nostre zone. Riguarda i ristoratori che vogliono comunque aprire, andando contro le disposizioni governative in una forma di «disobbedienza gentile» e mettendo in conto il rischio di sanzioni per sé e i clienti. «Le nostre bestie – continua Sappa nel video autoprodotto e pubblicato – hanno bisogno di mangiare tutti i giorni, noi tutti giorni dobbiamo comprare quello che non possiamo autoprodurci. I nostri collaboratori hanno degli stipendi che vanno onorati tutti i mesi. Anche per una questione di rispetto, non possiamo permetterci di tenere ancora chiuso».
Parte da dove si produce, dalla stalla. Ci sono quei vitelli che «secondo il mercato di oggi non hanno più valore causa Covid. È una mera speculazione della grande distribuzione per continuare a importare carne dall’Est. Non discutiamo l’aspetto sanitario, ma il contorno. L’agriturismo, come vedete, è chiuso. In ottemperanza ai vari Dpcm, da mesi. Abbiamo aperto a singhiozzo qualche week end, un po’ gialli, un po’ arancione, un po’ d’asporto».
Abbiamo le vacche produttrici di latte. Loro producono, che noi vogliamo o no. ll loro dovere lo fanno comunque. Il latte ha una qualità inimmaginabile. Ci hanno messo in condizioni pietose. Siamo stati i primi ad adeguarci alle misure sanitarie, la sanità nostra e dei clienti ci interessa più di tutti. Ma non è servito nulla: i morti sono aumentati. E a quelli di Covid, si potrebbero aggiungere quelli di fame. Non so quanti bar e ristoranti avranno la forza di rimanere in piedi. Abbiamo, da una parte, a livello locale, delle istituzioni che cercano in tutto i modi (il sindaco e l'Amministrazione comunale) di darci l’appoggio, ma anche loro hanno le mani legate. Viviamo all’ombra dei Dpcm una volta a settimana. Da Garessio, dai fratelli Sappa, un saluto».
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