Da sindaco, che di mestiere fa l'avvocato, la notizia lo ha fatto riflettere: «È l'ora di aprire una seria riflessione politica e normativa sul ruolo e la figura del sindaco». Paolo Adriano, primo cittadino di Mondovì, commenta così la sentenza che ha condannato Chiara Appendino, sindaco di Torino a un anno e mezzo nel processo con rito abbreviato per i fatti di piazza San Carlo. Il procedimento si riferisce a quanto accadde nel capoluogo piemontese la sera del 3 giugno 2017, durante la proiezione su maxischermo della finalissima di Champions League: una serie di ondate di panico tra la folla portarono a 1.600 feriti e in seguito alla morte di due donne a causa delle lesioni subite.
«È l'ora di aprire una seria riflessione politica e normativa sul ruolo e la figura del sindaco - afferma Adriano, che ha fatto giungere alla sindaca torinese un messaggio di vicinanza -. Ovviamente non commento una sentenza e una vicenda giudiziaria che non conosco, ma penso che la condanna della sindaca Appendino offra il destro all'apertura di una seria riflessione politica e normativa. Il tema è quello di evitare ogni rischio di trasformare il primo cittadino in un centro di imputazione oggettiva di qualsiasi evento nefasto che si verifichi nel Comune. Al contrario, credo che ogni attribuzione di responsabilità vada attentamente ponderata, valutando colpa, eventuali negligenze o omissioni e riconoscendo queste solo ed esclusivamente ove gli eventi siano effettivamente prevedibili e ovviabili dal sindaco».
In questo caso, la sentenza andava proprio a toccare quel punto: secondo i giudici, la sindaca non avrebbe fatto abbastanza per prevedere ciò che è avvenuto. Ma la tragedia di piazza San Carlo, lo ricordiamo, fu conseguenza di un atto criminale: l'operato di una gang che ha spruzzato spray al peperoncino per mettere a punto rapine in piazza.
Impossibile non andare indietro con la memoria al febbraio 2005 e alla tragedia che si abbattè sul Carnevale monregalese: la morte di una donna (Maria Ventura, 48 anni, di Murazzano), avvenuta dopo la sfilata dei carri. Da quel dramma ne scaturì un processo per omicidio colposo che vide imputato. tra gli altri, anche Aldo Rabbia, sindaco all'epoca dei fatti. Il processo si chiuse nel giugno 2009, Rabbia venne assolto (condannate altre due persone)
Adriano spiega: «Quando si programma una manifestazione, il primo cittadino non agisce certo come battitore libero. Al contrario, egli decide alla luce di pareri tecnici e commissioni a cui istituzioni, esperti e addetti ai lavori prendono parte. Sarebbe impensabile richiedere ad un sindaco - organo di indirizzo politico - di vedere e prevedere scenari che gli stessi tecnici non hanno previsto. Analogamente, sarebbe inconcepibile chiedergli di decidere di testa propria, smentendo proprio quegli esperti che la legge gli impone di sentire. Il tema è delicato e centrale, perché, specie nei piccoli e medi Comuni, la sensazione è che il sindaco abbia tanti oneri e ben pochi onori. E temo che, se non si affronta seriamente la questione a livello politico e normativo, sarà sempre più difficile trovare cittadini disponibili a sacrificarsi per ricoprire questa carica».
Sullo stesso tema è arrivato anche un commento del presidente dell’ANCI Antonio Decaro: «Non sta a me giudicare il lavoro della magistratura e non entro nel merito della sentenza, che rispetto. Così come rispetto profondamente il dolore delle famiglie che in quella vicenda hanno perso un loro caro. Ma non posso non rilevare che la condanna di Chiara Appendino per i disordini di Piazza San Carlo del 2017 ci pone ancora una volta di fronte a un problema enorme: in questo contesto di norme e regolamenti diventerà sempre più difficile fare il mestiere di sindaco. Possono i sindaci rispondere personalmente, e penalmente, per valutazioni non ascrivibili alle loro competenze? Possiamo, noi sindaci, continuare a essere i capri espiatori, le uniche istituzioni sulle quali si scarica il peso di scelte dalle enormi responsabilità? Possiamo essere condannati perché facciamo il nostro lavoro? Oggi, mentre voglio manifestare la mia solidarietà e quella di tutti i sindaci del Paese a Chiara Appendino, chiedo ancora una volta con forza di avviare un percorso di modifica delle norme. O l’Italia rischierà seriamente di diventare, a breve, un Paese senza sindaci».
Marco Bussone, presidente nazionale Uncem: «Tutta la vicinanza di Uncem alla Sindaca Appendino. Le sentenze di rispettano, ma la condanna per responsabilità indirette sull'organizzazione di un evento da parte di terzi è veramente assurda. Non possiamo pagare per altri, sempre gli Amministratori, sempre i Sindaci. Non sono 'scudati', non hanno l'immunità. Come mi ha scritto stamani un amico Amministratore, cosa sarebbe dovuto succedere in sede giudiziaria per il Sindaco di Nizza Estrosi dopo i fatti della Promenade?! Eppure, in Italia quanto successo a Chiara segue quanto successo alla Sindaca di Genova Marta Vincenzi, al Sindaco di Livorno, al Sindaco di Civita in occasione di gravi calamità naturali. Loro sono stati accusati e portati nelle aule per il giudizio. Hanno pagato. Sempre di mezzo finiscono i Sindaci, per colpa di norme sbagliate rispetto a responsabilità e impegni amministrativi. L'abuso d'ufficio è un reato che va totalmente rivisto. E così altri reati. Voglio però evidenziare un aspetto, emerso in queste ore. Quando ci dicono che andando avanti così rimarremo senza Sindaci, e lo dicono i primi cittadini delle grandi città, li vorrei invitare a osservare quanto succede da anni e quanto succederà ancora nei piccoli paesi, dove è già accaduto che non vi siano candidati alle amministrative, oppure vi siano solo una lista. Ed è avvenuto in centinaia di piccoli Comuni negli ultimi cinque anni. Solo una lista. Oppure ancora vi siano Sindaci, in molti piccoli Comuni, che arrivano proprio a fare i Sindaci in un piccolo Comune di una valle alpina o appenninica pur se residenti a Milano o Novara o Torino appunto. Il Presidente di Uncem Piemonte Colombero li chiama "transumanti". Viaggiano verso il Comune dove fanno i Sindaci, dal Comune di loro residenza. Molto va corretto, nel testo unico degli Enti locali e non solo. Va fatto anche alla luce di quanto successo a Chiara Appendino che ha l'affetto, la vicinanza e l'abbraccio di Uncem e dei Sindaci dei Comuni montani».