Sui vaccini Icardi scrive a Speranza: «Attenzione a non penalizzare le regioni con più anziani»

Si contesta la nuova modalità della "fase due" che prevede i vaccini in proporzione alla popolazione di ciascuna Regione

Una lettera inviata oggi da Luigi Icardi, assessore alla Sanità in Piemonte e coordinatore nazionale della Commissione salute contesta la nuova modalità per la "fase due", che prevede l'assegnazione dei vaccini in proporzione alla quota di popolazione di ciascuna Regione. Il testo è indirizzato all'attenzione del presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, al ministro Roberto Speranza e al commissario per l'emergenza Covid Domenico Arcuri.

«Poiché esistono fra le Regioni differenze sensibili relativamente alla percentuale di popolazione di età uguale o superiore agli ottanta anni sulla popolazione generale – scrive Icardi -, sarebbe più corretto considerare una distribuzione proporzionale alla numerosità della classe dei soggetti di età uguale o superiore agli ottanta anni di ciascuna Regione». Lo stesso criterio «andrebbe applicato anche ai soggetti di età uguale o superiore ai 60 anni e inferiore agli 80, che verranno vaccinati nel primo step della fase due».

Il documento, scaturito dalla riunione di ieri della Commissione Salute, pone in primo luogo la necessità di conoscere la disponibilità di almeno un “minimo garantito” di vaccini, da incrementare se le disponibilità dovessero essere maggiori, «in modo da dare certezze rispetto alla attività a favore dei soggetti più fragili».

I professionisti sanitari al di fuori sia di strutture pubbliche, sia di quelle private?

Si fa notare poi come «la definizione non univoca fra le Regioni della popolazione target del primo step della prima fase (dedicata ad operatori sanitari e socio-sanitari e ospiti delle residenze per anziani), ha fatto sì che si siano creati alcuni problemi sia in termini di distribuzione che di utilizzo dei vaccini.  Sempre relativamente all’individuazione delle categorie da includere nella vaccinazione, il coordinatore Icardi chiede «se l’assenza di previsioni per i professionisti sanitari che operano al di fuori delle strutture pubbliche o private accreditate indichi che questi debbano rientrare, se non presentano altre condizioni di età o condizione di fragilità, nella quarta fase del piano vaccinale, quella rivolta alla popolazione generale».

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