Sono tornati a protestare: stesso posto e stesse modalità di due mesi fa. Adesso i circa cento allevatori della Piemontese, radunatosi col passaparola nella manifestazione organizzata questa mattina a Carrù – dove hanno sede sia il Consorzio di tutela Coalvi che l’Anaborapi – reclamano risposte. Cinquanta giorni fa, avevano presentato le loro istanze prima proprio a Coalvi (era il 9 dicembre scorso), poi, la settimana successiva, anche all’Associazione Anaborapi.
La protesta: «Forte speculazione, solo noi ci rimettiamo»
Sul piazzale stamane li hanno accolti e hanno messo la faccia i due direttori, Giorgio Marega ed Andrea Quaglino. E, di fronte a loro, è stato enunciato un breve comunicato: «Alla base del malcontento c’è una forte speculazione (sui banchi della grande distribuzione la carne Piemontese è stata sostituita con vitelli e meticci allevati in grandi centri di ingrasso) e il perdurare di una crisi economica con una perdita del 25% del valore dei capi da macello, rispetto ad un anno fa». È stato chiesto un «intervento mirato» per sensibilizzare gli allevatori a produrre il più possibile in maniera conforme al mercato, con una griglia di valutazione per garantire «un prezzo minimo a tutela di chi lavora bene». Poi «maggiori controlli, fino al banco della macelleria» e «valorizzazione della Razza: l’Igp (l’indicazione geografica protetta) è partito 20 anni fa, ma non è realmente operativo». Centrale il crollo dei prezzi in un momento certamente difficile, ma la cui origine – hanno rimarcato gli allevatori manifestanti – risale a tempi precedenti. C’è chi alza la voce: «I prezzi ora sono quelli di 40 anni fa. Serve anche fare maggior pubblicità, non si può più aspettare».
Marega: «Nuovi punti vendita, siamo andati oltre i nostri confini»
«La lettera che ci avevate presentato è stata oggetto di approfondimento», ha spiegato Giorgio Marega (direttore Coalvi). «È in programma, prossima settimana, la convocazione del Consiglio d’Amministrazione per la risposta definitiva, punto per punto. Anticipo che ci siamo resi conto che l’informazione nei confronti del socio è stata a tratti trascurata, complice la pandemia. Su alcuni contenuti certe iniziative si stanno già portando avanti». Tra interruzioni e toni che si scaldano, ha proseguito: «Per riequilibrare il prezzo serve aumentare la domanda: abbiamo sempre cercato nuovi punti vendita (27 nuove macellerie nel 2020), siamo andati fuori regione, al Centro e Sud Italia e all’estero (anche Praga e Lussemburgo). Dal 2008 Coalvi non prende neanche un euro come contributo per la pubblicità, ora abbiamo vinto un bando regionale, contiamo di avere a disposizione 100mila da investire». Sulla crisi: «La grande distribuzione organizzata ha comprato meno, i ristoranti sono chiusi e ricordiamoci che un buon 9% dei capi macellati andava alle mense scolastiche. Questo non dipende da noi, ma non stiamo, come detto da qualcuno, dormendo sugli allori». Nei prossimi giorni è prevista una manifestazione analoga, incentrata questa volta sulle problematiche già evidenziate precedentemente all’Anaborapi.