«Il parere di non ammissibilità dell’emendamento “salva-circoli” al decreto Milleproroghe, presentato da 40 parlamentari, primo firmatario Stefano Lepri del Pd, che avrebbe consentito ai circoli la somministrazione di cibo e bevande ai propri soci, nel rispetto dei protocolli stabiliti per le attività economiche aventi analogo oggetto, è un duro colpo, l’ennesimo, per il mondo dell’associazionismo di promozione culturale e sociale del terzo settore. Si tratta infatti di una questione cruciale, come sottolineato più volte negli ultimi mesi da Arci e Acli, essenziale per l’autofinanziamento e per la sopravvivenza stessa di migliaia di esperienze associative in tutta Italia che rischiano di morire. I circoli, chiusi da ottobre per le misure anti-Covid, con le attività sospese, con gli affitti e le utenze da pagare e ancora in attesa dei fondi previsti dai ristori, non ce la fanno più, sono allo stremo, e molti di loro non riapriranno neanche una volta passata l’emergenza legata alla pandemia». Lo dichiarano, in una nota congiunta, la presidente nazionale Arci, Francesca Chiavacci, e il presidente nazionale Acli, Roberto Rossini. «Ci troviamo in una situazione drammatica che, senza misure adeguate, rischia di essere fatale per i nostri circoli e che avrebbe delle gravi ricadute sulla tenuta sociale del Paese, privandolo di basi di prossimità, solidarietà e mutualismo ancora più necessarie in una fase di crisi sanitaria, economica e sociale come quella che stiamo attraversando. Per questo, in attesa di conoscere il nuovo Governo dopo una crisi scellerata, torniamo a chiedere con forza alle istituzioni e al Parlamento, che ha ancora l’occasione della conversione in legge del Decreto 1/20 per farlo, di intervenire al più presto per raccogliere le istanze dell’associazionismo di promozione sociale e trovare una soluzione normativa che vada in questa direzione».
Arci e Acli in crisi: l’emendamento “salva circoli” non è ammissibile
Il presidente nazionale Rossini: «Un duro colpo. Molti circoli sono allo stremo e non riapriranno più neanche passata l’emergenza»