8 Marzo: storie di Donne e di lavoro, contro il Covid. Contro, perché lo hanno provato sulla loro pelle. O su quella dei loro assistiti. O perché ha devastato il loro lavoro: nelle corsie dell’ospedale, fra i banchi di scuola, nel bar o nel ristorante, prendendosi cura della bellezza altrui. Il Covid ha devastato le vite di tutti e ha travolto il lavoro di tutti. Ci sono tre medici, a Mondovì, che conducono questa "guerra" da un anno "in prima linea". Tre figure che, con la collaborazione dell'Asl, abbiamo intervistato prendendo a esempio di un anno di lotta al Covid-19 sul posto di lavoro.
Sono la dottoressa Vera Bignone, direttore del DEA-Pronto Soccorso dell'Ospedale di Mondovì, la dottoressa Ilaria Blangetti, primario del reparto di Anestesia e Rianimazione, e la dottoressa Alice Peroglio, dirigente facente funzione della struttura di Ostetricia e Ginecologia.
Il Pronto soccorso si è trasformato: è diventato il primo fronte di accesso per i contagiati, trasformato in una sorta di trincea. «Ricordo quando cominciarono ad arrivare in DEA i primi casi- racconta la dottoressa Bignone -, con sintomi respiratori. In quei primi giorni, nessuno aveva il sentore che l'ondata stava per farsi così grave. Sapevamo che davanti a a una pandemia virale, di un virus sconosciuto, ci sarebbe stato poco da fare. Ma quando i numeri hanno cominciato a crescere... ecco, lì abbiamo capito che, questa volta, tutta la nostra scienza non sarebbe bastata a evitare ciò che stava accadendo».
La dottoressa Blangetti era entrata in carico a Mondovì da 6 mesi. Era tutto nuovo, per lei:, spedale, reparto, colleghi e personale. «Il valore del "capitale umano" che ho trovato in reparto è ciò che ha fatto la differenza. Chi lavora in Terapia intensiva è abituato alle emergenze: ma ciò che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, non aveva precedenti. Il confronto tra medici, sostante, è stato fondamentale. Paura? Ne ho avuta sempre. Paura di sbagliare, paura di non fare abbastanza, paura di "portarsi il virus a casa". Siamo umani. La retorica degli eroi, degli angeli, non ha aiutato».
Il Punto nascite è un reparto che tutti siamo abituati ad associare principalmente alla gioia: ai lieti eventi, ai fiocchi, ai sorrisi. Tutto è cambiato: in un primo tempo, quando la pandemia era in fase esplosiva, erano vietati gli ingressi perfino ai papà. «Abbiamo dovuto riorganizzare l'intera attività... da un giorno all'altro - racconta la dottoressa Peroglio - . Era fondamentale, per noi, separare i percorsi delle mamme positive e di quelle negative: per curare le prime e tutelare le seconde. Senza mai perdere di vista il punto centrale: il parto, la nascita. Fondamentale la preparazione con le mamme, nelle settimane precedenti. Tutte hanno capito. E, assieme a loro, i papà».
Ulteriori particolari su L'Unione Monregalese del 10 marzo 2021
8 Marzo – Storie di Donne, di lavoro e di lotta. Contro il Covid
8 Marzo – Storie di Donne, di lavoro e di lotta. Contro il Covid