Covid: i consigli per una corretta cura domiciliare

A “tu per tu” con il dott. Pietro Revetria, chirurgo oggi in pensione, medico volontario vaccinatore: come fare a ridurre complicazioni e quindi l'intasamento di Ospedali

addio dottore pietro revetria

Covid: i consigli per una corretta cura domiciliare. Nei giorni scorsi il Piemonte ha aggiornato il protocollo per curare il Covid a casa. L’assessore Icardi ha specificato che «in molti casi il virus si può combattere molto efficacemente curando i pazienti a casa. Non vuol dire limitarsi a prescrivere paracetamolo per telefono e restare in vigile attesa, ma prendere in carico i pazienti a domicilio». Concetti chiave condivisi dal dott. Pietro Revetria che, nel suo intervento “Inquadramento pandemia da Covid 19. Considerazioni ed esperienza personale - Garessio” pubblicato sul primo numero del 2021 del notiziario “Ordine del medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Cuneo”, approfondisce il tema. Il dr. Revetria, chirurgo oggi in pensione, è attualmente medico volontario vaccinatore presso l’ospedale di Ceva e neo direttore sanitario della “Fondazione Opera Pia Garelli” di Garessio e della Rsa “Residenza La luna” di Bagnasco. Coglie l’occasione per ringraziare «il presidente dell’Ordine dei medici che mi ha richiamato in servizio e il direttore generale dell’Asl Cn1 che mi ha stipulato il contratto come medico volontario vaccinatore».

Covid: i consigli per una corretta cura domiciliare

Dott. Revetria: cos’è il Covid-19?
«Un essere vivente visibile solo al microscopio elettronico, dieci mila volte più piccolo del millimetro, a singolo filamento di RNA in grado solo di riprodursi in una cellula che lo ospita. Un essere vivente che sta letteralmente cambiando il mondo. Il Coronavirus è altamente contagioso e ha notevole virulenza: la pandemia ad oggi conta in tutto il mondo oltre 117 milioni di casi e oltre 2 milioni e mezzo di morti».
Quale scopo deve avere la cura domiciliare?
«Attenuare i sintomi e le complicazioni: la terapia che sto attuando come medico della RSA è basata sull’analisi attenta del meccanismo patogenetico evidenziato in letteratura e dei riscontri anatomo-patologici sui malati deceduti per Covid. La cura domiciliare, ripeto, deve avere come scopo quello di ridurre le complicazioni da eccessiva risposta infiammatoria e dalla ipercoagulabilità con consumo di fibrinogeno e piastrine e conseguente micro-trombosi in più organi, in particolare nel polmone, il tutto dovuto all’infezione virale. Curare a casa, come ha recentemente raccomandato l’assessore Icardi, significa ridurre l’intasamento degli ospedali e dei reparti di terapia intensiva».
Come si manifesta la malattia?
«Possono verificarsi diversi stadi: il primo riguarda l’asintomatico con possibile positività ai test senza sintomi; il secondo è il quadro lieve, tipo influenzale, con tosse stizzosa, mialgie, cefalea, febbricola, possibile perdita della capacità di percepire odori e gusti; il terzo è il quadro di media gravità con difficolta respiratoria e febbre, tosse, espettorato e dispnea da sforzo; poi ancora il quarto stadio, grave, con febbre alta, cianosi periferica, dispnea grave, comparsa di ecchimosi e tachicardia, e infine il quinto stadio, con la fase critica con sudorazione diffusa, febbre alta persistente, cianosi persistente, obnubilamento del sensorio (che provoca una sorta di intontimento) fino allo stato comatoso e comparsa di macchie cutanee ecchimotiche sul torace oltre che sul dorso».
Quale la terapia da somministrare?
«Nell’asintomatico servono l’isolamento fiduciario per evitare contaminazione, l’uso della mascherina anche in casa se si è conviventi e la vigile attesa fino a tampone negativo. Se, invece, la malattia si presenta in forma lieve, va assunto l’antipiretico con azione anche antiaggregante e antiinfiammatoria, es. acetilsalicilico o ibuprofene salvo allergie; se la persona è già scoagulata è indicato il paracetamolo. La vitamina D aiuta a regolare il metabolismo del calcio che interviene nella coagulazione, può essere preventiva della micro-trombosi. Nel caso di malattia sviluppata in forma media, visto l’aggravarsi della situazione, è utile iniziare la terapia con antinfiammatori steroidei tipo metilprednisolone e desametasone; e antitrombotici, salvo si tratti di pazienti già in terapia con farmaci scoagulanti, tipo l’eparina a basso peso molecolare a scopo preventivo per le micro-trombosi. Se il quadro clinico polmonare o radiologico dimostra focolai multipli con sospetto di co-infezione batterica è utile una terapia antibiotica tipo azitromicina per bocca e ceftriaxone o in alternativa levofloxacina. Previsti anche fluidificanti per bocca e aerosol ma solo se il paziente è in isolamento. Nel caso in cui la saturazione periferica sia inferiore a 90 è utile l’ossigenoterapia. Nei casi gravi vengono somministrati antinfiammatori cortisonici ad alto dosaggio ed eparina in base ai valori di laboratorio della coagulazione e delle piastrine. Occorrerà inoltre insistere con la terapia antibiotica e con l’ossigenoterapia con mascherina o occhialini. Se il caso non migliora a breve, è fortemente consigliato il ricovero in ospedale, anche per pazienti psicologicamente restii. La sintomatologia critica viene meglio gestita in ospedale e spesso necessita di terapia intensiva».

 

 

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