Nel Ragno dell’Arte: Luca Giordana

 

Il ragno, la tela, l'arte. Luca Giordana è un artista visuale del cuneese che non è affatto nuovo a soluzioni intriganti nelle sue soluzioni artistiche; qui avevamo parlato ad esempio di un suo affascinante lavoro sull'Ombra. Questa sua ultima operazione de “La tela”, tuttavia, è particolarmente intrigante per i raffinati e complessi simbolismi che l’autore riesce a intessere – è proprio il caso di dirlo – nell’opera. Del resto, la semiotica ci insegna che il testo è etimologicamente “textus”, tessuto e ciò vale anche per le arti visuali, che usano semplicemente una differente grammatica rispetto a quelle scritte.

Il primo video del progetto (https://vimeo.com/484850054) si ispira al cortometraggio per immagini La Jetèe di Chris Maeker del 1962, che ha ispirato anche il celebre "L'esercito delle 12 scimmie". Giordana avviluppa le sue ossessioni in tre capitoli: "il ragno in faccia" che rimanda ad una canzone dei Cure che si intitola Lullaby, un incubo in cui l'uomo ragno viene a farti visita di notte e tu sei il suo pasto;  "i ragni" secondo capitolo, "queste bestie" nodose, pelose e dolorose sono una metafora degli artisti che tessono la loro tela, un'arte che sfida gli dei e a cui sono condannati ma è "il male di cui gioiamo".

E infine, "i ragni e i bambini", capitolo dedicato dall’artista alla figlia Anna, alla quale è dedicato l'intero lavoro. Qui il riferimento è a Glasspider di David Bowie, favola indiana che Bowie inventa ed Giordana liberamente interpreta come il lamento dei ragnetti disperati che cercano la mamma “ovvero noi uomini come i ragni in cerca della mamma ragno che è dio”, spiega Giordana.

La voce narrante declama i versi di Aracne di Primo Levi (che aveva verso i ragni un rapporto ambivalente) da "Ranocchi sulla Luna ed altri animali" è il prezioso contributo di Filippo Bessone. Anche Dante ci parla di ragni, nel XII canto del Purgatorio riprendendo il mito classico dell’hybris di Aracne (un mito esplorato anche in una mostra affascinante come "Inferno Fresco" del MIAAO, su una rilettura femminile degli Inferi, di cui scrissi qui).

Giordana fa con questo progetto una “chiamata alle arti” chiedendo a vari artisti di stampare il suo disegno del ragno, ritagliarlo, posizionarselo sul viso, fotografarsi ed inviargli la foto che successivamente lui ha elaborato.

Le musiche sono di Dimitri Reverchon, un batterista e compositore franco-russo che in questo periodo di lockdown ha scritto al piano Smooth fog, appositamente per questo progetto. Il secondo brano musicale si intitola Washing Garage di La Quercia Jr., progetto musicale che da anni Giordana ha con lo stesso regista del cortometraggio, Mirco Baiocco.Il terzo pezzo è di Béla Bartòk, il titolo è Mikrokosmos 150, si tratta di uno dei 153 pezzi di Mikrokosmos scritti per il figlio Peter, per insegnargli "a tessere" il pianoforte.

Continua Giordana: “Altre suggestioni che riguardano questo mio lavoro sono "Il Ragno" del Banco di Mutuo Soccorso, "Il Cinghiale" di Lucio Corsi, soprattutto per un verso: "i ragni dell'arte contemporanea smontano le tele, domani chiudono i musei"; poi ci sono i pittori "di ragni" come Odilon Redon con i suoi ragni che sorridono e che piangono, ragni pelosi, e qui i rimandi sono freudiani alla donna, alle inibizioni, al peccato e al sesso; non voglio dimenticare la scultrice pittrice Louise Bourgeois e la sua "Maman".”

Recentemente è uscito un secondo video-capitolo  del progetto La Tela, che ha coinvolto ad oggi un centinaio di artisti da tutto il mondo, che si sono appunto fatti fotografare con in volto la maschera da ragno ideata da Giordana.

ragno

Il secondo video (https://www.youtube.com/watch?v=nKD53Hc8maM) presenta questa volta un testo di Giordana, letto sempre da Filippo Bessone come voce narrante. Il titolo è “La tela ragno di vetro nero” e prosegue rendendole ancor più forti le seducenti suggestioni del primo capitolo. Gli artisti coinvolti nel progetto – indossare la maschera ragnesca ideata da Giordana – sono ormai un centinaio, provenienti da tutto il mondo.

Eleganza e inquietudine del ragno procedono di pari passo, rievocando memorie di antiche divinità ctonie, quasi come nell’IT di Stephen King, dove è una potente divinità del male (o, del resto, in Lovecraft, dove Atlach-Nacha,Il Dio Ragno, detto l’Oscuro Tessitore è un gigantesco aracnide con il volto dalle fattezze umane). Del resto il Ragno è una delle figure ancestrali più note delle misteriose Linee di Nazca dell’esoterismo precolombiano, ma anche nel cristianesimo assume la valenza di immagine del male, per la sua natura di creatura spesso velenosa e sempre subdola (chissà se ha un ruolo anche la conformazione ottagona, che rimanda alla stella ottagona irregolare del Chaos Magick). E anche per Bacone – vicino ai Rosacroce – il Ragno era il simbolo negativo dell’accumulatore di sterile sapienza razionale senza la verifica empirica.

ragno

Agli appassionati di fumetto come me ovviamente può sovvenire di Spider-Man, che ha indagato a modo suo l’ossessione ragnesca, ma anche molte Silly Symphonies cartoonesche del Disney delle origini, dove nel mondo degli insetti spesso al Ragno compete la parte del mostruoso antagonista. E gli appassionati di fantasy ricorderanno Varys, il Ragno Tessitore a capo dello spionaggio della corte regale di Games Of Thrones. Ma forse il più iniziatico di tutti era forse Achille Campanile, che ipotizzava un dramma simil-shakespeariano scritto a partire da un errore di battitura, dove una incauta segretaria scambiava il Regno per il Ragno. La banale ossessione per il controllo del regno diveniva una sublime fissazione per il controllo del Ragno, aprendo infinite, affascinanti possibilità cospirative. Campanile si limitò ad accennare a quest’opera, che non abbiamo purtroppo mai avuto la possibilità di leggere. Oggi Giordana, a suo modo, sta sviluppando qualcosa di simile nella sua performance, impaniandoci nella tela delle sue, e nostre, ossessioni.

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