Da cava ad Oasi naturalistica: la bella storia de “La Madonnina” di Sant’Albano

L’ornitologo e socio fondatore Mauro Fissore racconta a Rai3: «Abbiamo creato a tavolino un autogrill per volatili sulle rotte dei migratori, ora abbiamo 219 specie di uccelli»

Mauro Fissore durante il servizio di Rai3

Vetrina nazionale di primo piano, domenica 9 maggio, per l’Oasi naturalistica “La Madonnina” di Sant’Albano, protagonista di un interessante servizio all’interno del Tgr “Mediterraneo” di Rai3, andato in scena nell’ora di pranzo. «L’idea di partenza era quella di creare un “punto di ristoro” per gli uccelli migratori, che ogni anno percorrono lunghi viaggi tra Europa e Africa» ha spiegato in apertura il giornalista Maurizio Menicucci, inviato a Sant’Albano. Mauro Fissore, guardiaparco e ornitologo santalbanese, socio fondatore dell’Oasi e sindaco di Morozzo, intervistato, ha spiegato: «Abbiamo creato una sorta di “autogrill” per volatili, in una zona che per loro è simile ad un’autostrada. Qui gli uccelli si possono riposare e rifocillare, prima di ripartire per i viaggi lunghissimi che compiono ogni anno». Ci sono voluti 30 anni perché i “clienti alati” si fidelizzassero, ma oggi l’Oasi funziona a meraviglia come “aerea di sosta”. Gli aironi guardabuoi ad esempio, fino a qualche anno fa particolarmente rari da osservare a queste latitudini, sono ormai diventati “clienti” fissi, come ha spiegato lo stesso Fissore: «L’altra sera ne abbiamo contati 1.900. Uno spettacolo straordinario, sembrava di vedere una scena del Serengeti». 30 anni fa questo era un semplice pioppeto lungo il fiume, che divenne poi una cava di ghiaia. Grazie alla lungimiranza di un gruppo di santalbanesi venne però siglato un accordo che permise di recuperare l’area dopo 10 anni di sfruttamento, creando appunto un’Oasi naturalistica di 250 mila metri quadri, nel bel mezzo della pianura coltivata fossanese. «Qui abbiamo laghi, stagni, zone con livelli diversi, il canneto, il bosco pianiziale (di pianura), il bosco ripariale (che collega la terra all’acqua): tutta una serie di ambienti “studiati a tavolino”, proprio con lo scopo di ricreare le condizioni giuste per lo stazionamento di diverse specie – ha aggiunto Fissore –. Gli arrivi così sono diventati “automatici” ed ora abbiamo ben 219 specie diverse di uccelli. Con tanta pazienza e pianificazione è stato possibile dare vita ad una zona con un’altissima biodiversità, grazie anche al lavoro costante dei volontari».

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