“Nessun pericolo per la salute” e l’ex acciaierie di Carrù verranno svuotate

La notizia attesa da tempo, l’Acsa è in trattativa: il materiale verrà rimosso e rivenduto

I capannoni dell’ex acciaierie Acsa si trovano a Carrù, in frazione Reculata, lungo la Fondovalle Tanaro nei pressi della vecchia stazione ferroviaria. Prossimamente all’altezza di quel quadrivio sorgerà una nuova rotonda

Nei prossimi mesi, le vecchie acciaierie Acsa verranno finalmente bonificate. È questa la buona notizia, attesa da circa 20 anni, che emerge dall’incontro avvenuto lo scorso giovedì in Municipio a Carrù tra il sindaco Nicola Schellino, il vice Bruno Calleri e il presidente dell’Arasis monregalese (l’Associazione contro i rischi ambientali) Sebastiano Sampò. Dopo la lettera inviata da quest'ultimo a Comune, Spresal e Asl, gli articoli di giornale, la situazione, ingarbugliatissima, è prossima alla soluzione.

Già a inizio 2020, in realtà, quando Enrico Beltrandi – figlio dell’allora titolare e attuale responsabile dell’Acsa s.a.s. – aveva comunicato all’allora sindaco Stefania Ieriti la prossima rimozione del materiale. Poi, con l’emergenza sanitaria, nulla si era più mosso. «Non c’è in ogni caso pericolo per la salute degli abitanti», riferisce ora il “nuovo” sindaco Schellino. «Ho reperito il testo della sentenza del Tribunale di Brescia di aprile 2017, poi confermata nel 2018, che spiegava come le miscele ottenute dalla Selca Spa di Berzo Demo (che sono anche quelle attualmente in deposito presso il sito di Carrù, di proprietà Acsa) non sono ritenute pericolose “se opportunamente trasportate ed utilizzate in acciaierie o cementifici per essere lavorate ed inserite nel ciclo produttivo”».

L’onere della bonifica spetta alla proprietà del terreno (l'Acsa per l’appunto), le cui acciaierie hanno smesso di lavorare a fine anni ’90 quando il ramo d’azienda venne affittato alla Finam (società poi “sparita” nel giro di pochi anni). «Risulta essere accertata comunque – continua il sindaco – la natura di materia “prima secondaria” di tutto il materiale in deposito, che può quindi essere rivenduto in maniera legale». La sentenza di assoluzione, è bene ricordarlo, pronunciata dalla Corte d’appello bresciana è resa in un procedimento penale (dopo le accuse mosse da Arpa e Forestale nel 2004) che non vedeva nessun coinvolgimento di soci o amministratori Acsa, ma ha effetti anche sulla struttura carrucese, ormai da tempo in disuso, perché i materiali di provenienza dalla Selca Spa e raccolti nell’area dell’ex stazione rientravano tra quelli oggetto di sequestro penale.

Primo passo per l'abbattimento?

Beltrandi, socio accomandatario Acsa ha riferito al Comune di essere in trattativa per la cessione dei materiali a una società autorizzata. «Monitorerò la situazione – conclude Schellino – affinchè le operazioni vengano effettuate in tempi ragionevoli». Questo sarebbe il primo passo in vista dell’abbattimento vero e proprio dell’“economostro” delle vecchie acciaierie, che giacciono dormienti a fianco della Fondovalle, laddove a breve sorgerà la nuova rotonda finanziata dalla Provincia. Insomma, ragionevolmente, entro fino 2021 si sarà già proceduto con la rimozione dei sacchi e dei cumuli di polveri siderurgiche.

Così Sebastiano Sampò, presidente Arasis: «Ritengo positivo il fatto che esista tuttora la società e che non siano stati riconosciuti pericoli per la salute. Lo stato di degrado, da molti anni, del capannone ha alimentato le paure di una discarica abusiva. Ora si può arrivare ad una soluzione accettabile. Se il materiale verrà venduto resterà il capannone vuoto, il Comune verificherà la eventuale presenza di rifiuti estranei all’esterno della struttura. Sarà opportuno valutare in futuro, il possibile acquisto e la partecipazione, penso al bando “distruzione”, per una soluzione definitiva».

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