Un ampio articolo de “L’Osservatore romano”, a firma di Alessandro Gisotti, dà evidenza a quanto sta operando da quarant’anni p. Renato Chiera, missionario “fidei donum” della diocesi di Mondovì, a Nova Iguaçù, realtà urbana nella periferia di Rio de Janeiro, in quella nota Baixada Fluminense, segnata da marginalità assortite, in mezzo a violenze quotidiane ed a degrado sociale impressionante, dove le favelas raccolgono gli ultimi da ogni dove, in cerca di sopravvivenza e di dignità. Lì – lo sappiamo – don Renato Chiera ha attivato le “Case do menor” per accogliere i ragazzi di strada, per offrire loro uno spazio vivibile, una chance di formazione, la possibilità di specializzarsi in una professione e soprattutto una comunità che si fa presenza di famiglia accanto ai più smarriti ed abbandonati anche negli affetti fondamentali per la vita. “L’Osservatore romano” – nel pezzo che si intitola “Essere padri di figli non amati” – si è occupato della testimonianza coraggiosa di don Renato Chiera, a margine della notizia di un mese fa, a proposito del Premio Best Film Unicef assegnato alla pellicola “Dear Child” (Caro bambino) del regista Luca Ammendola, al Ferrara Film Festival. Ed Alessandro Gisotti fa cenno alla motivazione del Premio: «Per l’Unicef un bambino è un bambino, non fa differenza dove nasce o cresce, perché ha gli stessi insindacabili diritti e merita le giuste opportunità». La storia in pellicola «ci mostra il lavoro di cura, amore, dedizione che il sacerdote padre Renato Chiera utilizza per il recupero di un gruppo di ragazzi, salvati dalla droga, dalla violenza e dall’abbandono».
«Dear Child – scrive Alessandro Gisotti facendo parlare don Renato Chiera – porta in sé un messaggio molto profondo e attuale che ha valore non solo per l’amara condizione delle baraccopoli brasiliane. È un’immersione in un mondo di emarginazione e di abbandono sconosciuto per molti. Può scuotere le coscienze e muovere all’azione». L’auspicio di padre Renato è che il film possa far «riflettere sulla dura realtà di un mondo orfano di padri. E di padri che non assumono i figli».
“L’Osservatore romano” cita anche il profilo impegnativo e coinvolgente del lavoro operato dal regista Luca Ammendola, che ha “vissuto una forte esperienza proprio alle Case do menor per molti giorni”. Ad Alessandro Gisotti poi lo stesso don Renato confida: «Il mio sogno è che anche Papa Francesco, così attento e prossimo alle sofferenze dei bambini, possa vedere questo film».
“L’Osservatore romano” dà risalto al film sulle “Case do menor” di don Renato Chiera
La pellicola di Luca Ammendola “Dear Child” premiata con il riconoscimento “Best Film Unicef 2021”. “Spero che lo veda il Papa”, dice il missionario a Nova Iguaçù