Non si placa lo scontro tra Acem, il Consorzio che si occupa della raccolta rifiuti, e l'Unione montana del Cebano. All'indomani di quanto emerso durante l'assemblea di lunedì scorso - l'avviso di sfratto e la conseguente decisione di trasferire gli uffici a Mondovì -, Vincenzo Bezzone, sindaco di Ceva e presidente dell’Unione Montana, replica così: «Comprendo che, per venir fuori da situazioni imbarazzanti, si faccia uno spasmodico uso di mezze verità – afferma –. Io mi limito quindi a descrivere in modo chiaro e conciso la cronistoria e le motivazioni. Acem è inadempiente dal lontano 2016: in questo periodo non ha mai onorato il contratto di locazione. Raggiunta la scadenza del contratto, l’Ente montano ha legittimamente richiesto il saldo del regresso che ammonta ad 48 mila euro oltre a spese per 5.808 euro. Tali somme in ogni caso sono state inserite totalmente nei bilanci annuali inviati ai Comuni e quindi distribuite nella bollettazione dell’utente finale (i cittadini). Da rilevare che la nuova Amministrazione di Acem non si è mai resa disponibile ad un confronto. Solamente a gennaio, in seguito all’ultima diffida, Acem inviava un acconto di 23.651 euro senza dare spiegazioni in merito e privo di una qualsiasi imputazione di spesa. Questa situazione impone all’Amministrazione dell’Unione Montana di fare quanto necessario per il recupero delle somme, onde evitare un rilevante danno erariale. È abbastanza sorprendente che Acem decida di non coprire i debiti (con le somme già addebitate ai Comuni e preventivamente incassate) e trasferire la sede a Mondovì imputando la causa ad uno sfratto che è conseguenza delle proprie azioni».
La versione di Acem è diametralmente opposta: «Abbiamo sempre pagato quanto ritenevamo fosse da pagare. Ci riserviamo di replicare a queste affermazioni anche in altre sedi».