Le persone attualmente positive al Covid-19 in Piemonte sono tornate sopra quota mille (1008 secondo i dati di oggi, domenica 18 luglio, comunicati dall'Unità di crisi): a inizio luglio erano 700.
La media attuale di contagi settimanali è passata, in una settimana, da 246 a 469 (da 35 a 67 al giorno) e l'indice di contagio (ogni 100k abitanti) è salito, nello stesso periodo, da 5,7 a 10,9. L'indice Rt puntuale del Piemonte è a 0.99. L'incidenza in Granda è più che raddoppiata negli ultimi sette giorni.
Ma nello stesso periodo, il numero dei casi in ospedale non solo non è salito ma è sceso verso quote minime: siamo a meno di 50 ricoveri per Covid, di cui appena 3 in terapia intensiva in tutta la regione (il 1 luglio erano 156, di cui 11 in intensiva). I contagi delle ultime 24 ore sono 77.
Cosa significa tutto questo? È un chiaro segnale che il contagio sta ricominciando a diffondersi, ma che i sintomi peggiori (ovvero quelli che portano ai ricoveri) sono fortunatamente tenuti a bada, forse dalle temperature estive o forse proprio dai vaccini.
Ormai è evidente che il virus sta tornando, con diverse settimane di anticipo rispetto all'estate 2020: colpa delle varianti, ma anche degli evidenti allentamenti nelle norme di prevenzione. Gli assembramenti sono ovunque (non solo ai festeggiamenti per gli Europei), la mascherina si vede sempre più di rado sui volti delle persone, il concetto di distanziamento è completamente sparito.
Il problema sono i parametri: le "zone gialle" e "zone rosse" continuano (per ora) a essere fissate sulla base dell'andamento dei contagi, e non dei ricoveri. Se il Governo continua a mantenere questi criteri come cardine delle misure di contenimento, anche il Piemonte potrebbe trovarsi alle soglie della "zona gialla" fra 2-3 settimane.
«Dobbiamo cominciare a distinguere tra il contagiato e il malato in ospedale - ha detto due giorni fa l'assessore Icardi -: mercoledì, in Commissione Salute, uscirà un documento su cui le Regioni sono d'accordo, in cui chiederemo al Governo di togliere l'incidenza dei positivi dai parametri che muovono zone e colorazioni. Il rischio è di decidere delle chiusure per gente positiva a casa, quando il sistema sanitario è pienamente efficiente dobbiamo superare il parametro dei 50 contagiati ogni 100 mila abitanti».