Torna a tenere banco a Monastero Vasco il caso del dipendente trasferito all'Unione delle Valli Monregalesi, un punto che già negli anni scorsi aveva suscitato malumori e discussioni tra i sindaci. Oggi con lo scioglimento dell'ente, il dipendente è stato ritrasferito dal commissario liquidatore al comune di Monastero Vasco. A partire dal 1 agosto sarebbe dovuto tornare ad essere iscritto sul libro paga del Comune. La disposizione però non è piaciuta all'Amministrazione comunale, nei modi e soprattutto nei tempi. Il Comune ha disposto il ricorso al Tar contro quanto operato dal commissario, ottenendo intanto una sospensiva. Dunque ad agosto non ci sarà il ritorno del dipendente, in attesa che il tribunale si pronunci.
Il commissario liquidatore ha fatto riferimento alle deliberazioni della Corte dei conti, che ha affermato il principio che al venir meno dell’adesione all’Unione da parte di un Comune (o allo scioglimento della stessa) deve essere consentito al Comune recedente di riassorbire il personale. Il 31 luglio è stata fissata la data della fine dello svolgimento della funzione di Polizia locale per l’Unione delle Valli, con conseguente trasferimento del dipendente in questione al Comune di Monastero Vasco.
«Con decreto del 15 luglio il commissario liquidatore ha disposto il ritrasferimento del dipendente di Polizia Municipale al Comune di Monastero Vasco con decorrenza dal 1 agosto - spiega il sindaco Giuseppe Zarcone - il Comune ha immediatamente impugnato il provvedimento chiedendo al presidente del Tar la sospensione immediata visto il grave danno che avrebbe arrecato al Comune stesso. Infatti non sono previsti stanziamenti a bilancio a pagamento dello stipendio del dipendente, inoltre, secondo noi non è stato rispettato quanto previsto dall'Articolo 7 dello Statuto dell'Unione che prevede in modo molto chiaro che il commissario liquidatore prepari un piano di scioglimento approvato dal Consiglio dell'Unione e poi oggetto di convenzione dai comuni stessi. La sospensiva è stata concessa nel giro di qualche ora, segno che la nostra tesi non è infondata»