“Navigare”, nuovo sciopero a Mondovicino. La proprietà del marchio diserta l’incontro

Oggi nuovo vertice al Mise, la denuncia della Cgil: "Esistono ben altre strade rispetto alla liquidazione e al licenziamento collettivo"

Le serrande si sono ancora chiuse per sciopero venerdì scorso, il 23 luglio, in tutti i punti vendita Navigare, a Mondovicino come sull'intero territorio italiano, dopo che la proprietà ha disertato l'ennesimo incontro al Ministero per lo Sviluppo Economico indetto per cercare una soluzione alla decisione di mettere in liquidazione l'azienda.

«All'incontro al Mise tenutosi il 19 luglio – comunica la Filcams Cgil Cuneo – erano presenti le organizzazioni sindacali Cgil Cisl e Uil, i rappresentanti di Confindustria, i sindaci dei territori Emiliani di appartenenza dello stabilimento di produzione (Carpi e Rio Saliceto), e l'assessorato al Lavoro di Emilia Romagna dove ha sede Navy Group che detiene il marchio Navigare, ma l'azienda ancora una volta non si è presentata. Un nuovo incontro è previsto per oggi (28 luglio) al Ministero per il Lavoro con l'obiettivo di arrivare al ritiro della procedura di licenziamento collettivo aperta dall'azienda per circa 71 lavoratori».

«La compatta mobilitazione di tutti i lavoratori ha sorpreso l'azienda e anche le Istituzioni si sono rese conto di come ci siano per la Navigare ben altre strade oltre la liquidazione, quali ad esempio il fondo per la salvaguardia dei marchi storici. Il precipitoso rifiuto da parte dell'azienda di questo sostegno dimostra come la scelta della liquidazione non derivi tanto da una situazione economica insostenibile quanto da una manovra volta ad aumentare i profitti a scapito dei lavoratori, senza minimamente pensare alla continuità produttiva».

«La mobilitazione dei lavoratori vuole tenere alta l'attenzione di tutti, Istituzioni e opinione pubblica, su una vicenda che ha risvolti decisamente opachi, a partire dal fatto che a oggi non è dato sapere chi si celi dietro la Società Fiduciaria che detiene l'80 % delle quote di Navy Goup e che l'ostinato silenzio di Massimo Brunetti, fondatore del marchio e detentore del 20% delle quote, sicuramente non aiuta a chiarire. Come Organizzazione Sindacale – conclude la Cgil Filcams – riteniamo che l'atteggiamento di chiusura dell'azienda nei confronti dei lavoratori e delle Istituzioni non sia accettabile e auspichiamo che il prossimo incontro al Ministero per il Lavoro produca risultati significativi».

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