Dogliani in festa per don Marco Sciolla, nuovo parroco del paese

Il 33enne sacerdote cebano, accompagnato dal vescovo, è stato accolto ufficialmente dalla comunità. Succede, nel ruolo, al compianto mons. Meo Bessone, scomparso a dicembre 2020. Mons. Miragoli: “Parroco in giovane età, sorretto dal Signore, affiancato dalla comunità"

Grande festa, oggi (28 agosto), per la comunità cristiana di Dogliani, che ha accolto ufficialmente il suo nuovo e giovane parroco, don Marco Sciolla, cebano, 33 anni, chiamato a prendere il posto del compianto Mons. Meo Bessone, scomparso purtroppo il giorno di Natale dello scorso anno. Don Marco, ordinato sacerdote nel 2016 e già collaboratore parrocchiale, in questi mesi ha ricoperto il ruolo di amministratore, dedicandosi in modo particolare all’Oratorio e alla pastorale giovanile. Il nuovo parroco, accompagnato sul sagrato della chiesa dei Santi Quirico e Paolo dal vescovo Mons. Egidio Miragoli, è stato accolto dall'intera comunità, dal sindaco Ugo Arnulfo, dai rappresentanti del Consiglio pastorale interparrocchiale e dal Consiglio affari economici. Dopodiché il vescovo ha presieduto la Messa solenne.

Nell'omelia, il vescovo ha detto: «Carissimi Doglianesi, in questi mesi, da dicembre in poi, diverse volte ho celebrato l'Eucaristia per voi e con voi – ha detto il vescovo mons. Egidio Miragoli nell’omelia alla Messa per l’ingresso ufficiale come parroco a Dogliani di don Marco Sciolla -. L'ho fatto ogni volta che ho potuto, anche per esprimere vicinanza alla vostra comunità, ma soprattutto come dovere che scaturisce dal mio compito di vescovo mandato in mezzo a voi. Infatti, se la tradizione e gli impegni, in genere, limitano la presenza del vescovo ad alcune circostanze significative, è altrettanto vero che al vescovo compete la responsabilità su tutta la Chiesa a lui affidata, e che esercitarla anche nella ferialità dà un senso ulteriore al suo ministero: quello di pastore vicino a coloro che gli sono affidati. Pensando a questa celebrazione, constatavo i tanti cambiamenti avvenuti in poco tempo: maggio 2018 rinuncia di don Luigino e nomina di don Meo Bessone; il 25 dicembre 2020 la morte di don Meo; a gennaio 2021 la nomina di don Marco come Amministratore parrocchiale e oggi l'inizio del ministero di don Marco, nella nuova veste, di parroco. Davvero un cambiamento totale: in nemmeno tre anni, il Signore vi ha più volte visitati, messi alla prova, sollecitati. Quanto a don Marco, diciamo che in questi tre anni di permanenza a Dogliani è stato testimone e protagonista di questi passaggi, è entrato gradualmente nella conoscenza e nel servizio di questa comunità; ha potuto osservarla e conoscerla da prospettive diverse e anche per questo mi è sembrato di vedere in lui la persona giusta per il vostro cammino di fede. Naturalmente, in questa circostanza l'omelia deve assumere taglio particolare. E allora proporrò alcune considerazioni che fanno riferimento a don Marco e al compito che oggi inizia, ma di riflesso possono servire anche alla comunità».

“Nessuno disprezzi la tua giovane età”
«Un aspetto che risalta ed è stato fatto notare, è la giovane età del nuovo parroco, resa ancora più marcata dalla sua costituzione fisica che potrebbe portare a confonderlo con i vostri giovani – ha continuato il vescovo –. Per loro penso sarà facile consideralo quasi un amico o un fratello maggiore; per quelli di mezza età potrebbe venire facile considerarlo alla stregua di un figlio; per gli anziani quasi un nipote. Da oggi egli però è il vostro parroco, ovvero, in forza dell'Ordinazione e del mandato del vescovo, colui che è chiamato ad essere maestro e guida nel cammino della fede. Ovvio che l'aspetto umano non potrà essere ignorato; ma vi è chiesto soprattutto uno sguardo di fede, reso certamente più facile anche da quanto avete potuto verificare della sua preparazione, spiritualità e dedizione. Accade anche nel mondo del lavoro, a volte, che le età contrastino con l’ordine gerarchico, e che un giovane debba avere autorità su una persona più attempata: sono situazioni da cui spesso scaturiscono imprevedibili ricchezze e nuove prospettive, per entrambe le parti e vicendevolmente. Sguardo di fede è anche affidarsi a ciò che la Provvidenza ci assegna, secondo disegni di cui non sappiamo intuire subito il significato ma cui può essere bello affidarsi. Ben si adattano a noi oggi parole scritte tanti anni fa, quando l'apostolo Paolo, rivolgendosi al suo collaboratore Timoteo, così esortava: "Nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii esempio ai fedeli nelle parole, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza. [...] Non trascurare il dono di Dio che è in te e che ti è stato conferito con l'imposizione delle mani[…]. Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo salverai te stesso e coloro che ti ascoltano" (1 Tim 4,12-15). Timoteo aveva circa l’età di don Marco, quando Paolo lo lasciò a governare la comunità cristiana di Efeso, e le parole di Paolo portano facilmente a pensare che a causa del dettaglio anagrafico siano sorte delle difficoltà. I comandi e gli insegnamenti di un giovane possono essere accettati a fatica, da parte di chi ha più esperienza. Ma non dobbiamo sottovalutare i doni propri della giovinezza: entusiasmo, forza, energia, generosità, freschezza. Starei per dire anche libertà da quel po’ di sfiducia o disincanto che gli anni possono portare con sé, da quella stanchezza che il tempo accumula sulle spalle. In stagioni difficili, che certo hanno provato soprattutto le generazioni più anziane, un giovane sacerdote può essere, quindi, un dono di fronte alla cui preziosità è nulla il dover talvolta perdonare un poco di inesperienza».

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