Erano arrivate nei giorni scorsi, dalle varie Asl, le prime lettere contenenti gli atti dell’accertamento dell’inosservanza dell’obbligo vaccinale da parte dei dipendenti (medici, infermieri e operatori sanitari) che ancora non avevano provveduto ad iscriversi per la prima dose anti-Covid. Ora, come diretta conseguenza, partono quindi le prime sospensioni. La legge prevede il blocco dal «diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali o, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio». Comportando di fatto la sospensione dello stipendio o un demansionamento. Il provvedimento è valido fino al 31 dicembre.
Nell’Asl Cn1 le lettere stanno partendo a scaglioni, alcune sono già giunte a destinazione altre arriveranno nei prossimi giorni. Dopo la prima tranche di 24 missive, in cui si chiedeva di provvedere a fornire la documentazione che giustificasse un eventuale esonero dal vaccino o l’avvenuta somministrazione dello stesso, sono poi arrivate anche le prime 7 sospensioni. Per motivi di privacy – comunica l’Azienda – non viene comunicato né a quale categoria lavorativa appartengono, né in quale distretto lavorano.
Su circa 4mila dipendenti totali, l’impatto non è ad ora rilevante. Altre sospensioni comunque potrebbero arrivare nei prossimi giorni, dato che gli accertamenti sono in corso. Una prima stima riferisce di una fetta di circa il 5% di operatori non ancora vaccinati. A somministrazione avvenuta è previsto il reintegro.
«Il rifiuto di vaccinarsi da parte di questi colleghi va contro, oltre che alle evidenze scientifiche, a diversi principi e precetti del nostro codice deontologico, che pone il medico in posizione di garanzia nei confronti dei cittadini che a lui si rivolgono – commenta il presidente dell’Ordine dei medici di Torino, Guido Giustetto –. È paradossale che proprio un medico possa diventare fonte di malattia per i suoi pazienti. Vi è il diritto di non vaccinarsi? Bene, allora questi colleghi si tolgano il camice e cambino lavoro».